Se lo dice monsignore…
Il vescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari ha detto ciò che tutti sapevano da mesi, e che la stampa andava scrivendo, con maggiore o minore documentazione, pure da mesi. Ma documenti, prove, indicazioni precise e soprattutto denunce non ne arrivavano. Molinari ha parlato e speriamo che serva da “notitia criminis” per una qualche, ipotetica inchiesta. Molti aquilani (tanti, ma non
tutti) stanno strozzando altri aquilani con fiti da usura e richieste di denaro senza etica, e anche senza vergogna. Di moralità e di etica ha parlato il vescovo, noi preferiamo le parole vergogna e spudoratezza. E’ sempre accaduto che nella disgrazia qualcuno approfitti per impinguare la saccoccia. Ma forse qui si va oltre e la città dimostra una bassezza d’animo diffusa che rattrista quanto i crolli e le macerie. E’ anche deprimente, ma non soprendente, che fino ad oggi istituzioni, politici, sindacati, organizzazioni di categoria e ogni altra entità dotata di voce, abbiano taciuto e fatto finta di niente.
Ma se lo dice monsignore, le cose cambiano. Ora qualcuno si alzerà in piedi e si strapperà i capelli, e proporrà un calmiere, o l’intensificazione dei controlli. La città dimentica che per decenni tutti hanno tenuto la bocca chiusa su un altro sfruttamento, quello degli studenti inchiodati da fitti in nero dentro stamberghe e locali insalubri. La coscienza è elastica, duttile, filiforme e soprattutto riciccia quando il danno è stato fatto. Meno male, quindi, che lo ha detto monsignore.
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