Storie di aeroporti e disastri
L’Abruzzo dice di avere molta attenzione per il turismo, e in parte è vero. Ci mancherebbe il contrario. Ha un aeroporto vero, quello detto d’Abruzzo vicino Pescara, e quello (per ora finto) detto dei Parchi a L’Aquila. Cominciamo con quest’ultimo. Concretamente, non è mai esistito davvero: giocattolo per pochi intimi, senza strade e senza infrastrutture, per una quarantina d’anni è stato poco più di una pistarella tra le erbacce per volo a vela e giretti turistici, tra macchine volanti precarie e ardimentose. Utilità pratica per la città e per il turismo, zero. Utilità pratica per il commercio, zero. Per la protezione civile, solo dopo i lavori del G8. Ora dicono che saranno eseguiti lavori, ma da qui a usarlo come vero scalo aereo, ce ne corre.
L’aeroporto di Pescara si è salvato, pare, dalla chiusura nelle ultime ore. Assemblee non tenute, adempimenti non osservati, soldi non erogati, scartoffie tante, futuro tutto da disegnare. Altrimenti l’Abruzzo resterà senza l’unico aeroporto che c’è, e sarebbe l’unica regione del centro-nord con tale melanconico primato negativo.
Se invece di stupire l’Italia con due arresti in massa di giunte regionali, di sindaci e assessori qua e là , di dirigenti infedeli e politici magnoni, avessimo pensato a crescere, a crearci una struttura turistica e una politica del turismo, usando le risorse per produrre benefici anzichè lucri personali dei vip, non saremmo a questo punto: l’Abruzzo sta infatti riprecipitando nel buco nero delle regioni povere, dopo essere stato la Lombardia del Mezzogiorno vent’anni orsono. E dalla vicenda aeroporti si traggono spiegazioni e insegnamenti. Lezioni di inettitudine, ecco un corso di laurea da proporre nelle nostre università . Insegniamo a tutti come non si fa. Saremo i migliori.
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