Adesso c’è da aver paura
Quando, forse presi dalla foga, scrivevamo che l’Italia non è una democrazia, qualcuno ci rimproverava di esagerare e di remare contro per motivi politici. Accusa falsa, perchè noi lo scriviamo da anni e sotto tutte le bandiere. Per convinzione ma soprattutto perchè abbiamo il brutto vizio di riflettere su ciò che avviene, magari nel cuore della notte, a bocce ferme, ascoltando i bei programmi notturni di radio Rai. Oggi, con quel che sta accadendo, sono in tanti a parlare di de profundis per le regole democratiche. Non tanto per il vergognoso pasticcio delle decisioni che si inseguono sulle liste PdL, quanto per la totale incapacità di tutti, ad ogni livello, di fare chiarezza, di fare appello a norme efficaci, veritiere. Non è ciò che accade (con l’idiozia che dilaga, non c’è da stupirsi che nessuno sappia fare quello che fa, in quanto lo fa per raccomandazione), ma la totale assenza del diritto, che rende i cittadini smarriti, incerti, increduli. Un paese senza regole è senza democrazia, questo è certo. Un paese di scontri, insulti, diatribe, coltellate politiche alla schiena, è una repubblica di bananieri. Una caricatura dello Stato autorevole, non autoritario; serio, composto, capace di dirimere ogni controversia ricorrendo alle regole. In piccolo, demoralizzano anche le sedute del consiglio regionale, confusionarie, inconcludenti, rancorose, inette. Ore e ore di nulla che produce alla fine il nulla, mentre la gente reclama ciò che le spetta e ciò che pretende, ormai con disperazione. Sapendo che qui tutto possibile, secondo il vip di turno. Cari, pochi lettori di questo piccolo spazio di sincerità e di amarezza: c’è da aver paura. Stavolta sì, non illudiamoci. Pasticcio dopo pasticcio, si accumulano odio, livori, desideri di vendetta. Difficile credere che se ne uscirà senza danni. Ma se volete, credeteci pure: in fondo si vive di speranze, e ciò che davvero conta per i più è il Gande Fratello. I più stupidi di tutti siamo noi che, alla fine, perdoniamo tutto in cambio di pochi euro e di rinnovate promesse di consumismo frenetico.
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