Scusate, corvi e sciacalli


Se solo la minima parte di quanto sostiene la Procura di Firenze è la verità, bisogna chiedere scusa a due specie animali ingiustamente offese nelle ultime
48 ore: corvi e sciacalli. Per ormai antica abitudine, siamo fermi nel ritenere che nessuno è colpevole fino ad una condanna. Lo faremo anche adesso, resistendo alle pulsioni che vorrebbero una penna intinta nel veleno per descrivere e raccontare ciò che prova la gente. Soprattutto i terremotati aquilani, comunque offesi dalle conversazioni intercettate, che in parte riportiamo nel giornale. Che il nostro sia un paese di avidi, ipocriti e infingardi, almeno come maggioranza, lo sanno purtroppo tutti. Che ci siano persone per bene è una fervida speranza che nutriamo tutti, in fondo al cuore.
Una cosa abbiamo imparato negli anni. Nel processo del Vajont a L’Aquila nel 1969, c’era un magistrato che aveva ammaliato tutti. La stampa lo ammirava, quasi tutti ne scrivevano con fiducia ed entusiasmo. Dopo la sentenza, si seppe che a lui si dovevano episodi e atti estremamente difformi da come uno si aspetta la giustizia. Una gran delusione, il crollo di una stima letteralmente estorta. Imparammo a non adorare più nessuno. Cautela, piedi di piombo con tutti, sano distacco da persone che più sono in alto, più possono tradire chi crede in loro. Una regola di vita mantenuta per tutti questi anni, e confermata in queste ore. Senza amarezza, ma con il freddo distacco che la vita ci insegna, volenti o nolenti.



12 Febbraio 2010

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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