Una zona assai poco franca
Nel 1703 la zona franca ci fu, lo dice la storia e qualcuno ha persino rintracciato dei documenti che lo attestano. Nel 2010, per il sisma del 2009, se n’è parlato, e ora, dopo 10 mesi abbondanti, non se ne parla più. La zona è assai poco franca. La franchezza non è la dote di spicco dei politici nelle cui mani, volenti o nolenti, dobbiamo rifugiarci. Da cronisti di una certa esperienza, abbiamo tentato di chiederne notizie persino al premier in persona.
Nella visita 25 e nella visita 26. Impossibile persino tentare di avvicinarsi a Berlusconi. Figuriamoci porgli delle domande. Altri cronisti hanno interrogato politici di rango minore: risposte non ne hanno avute, se non qualche esitante monosillabo. Tradotto in soldoni, la zona franca è argomento tabù.
Evidentemente, nessuno, da Chiodi in giù, è in grado di dare notizie sull’argomento.
Sarebbe troppo facile sbraitare sulla zona franca prima promessa, poi di fatto negata, almeno fino ad oggi. Non lo facciamo. Però invitiamo i politici, le istituzioni, il governo (quello di Roma e quello abruzzese) ad essere chiari e onesti. Abbiano il pudore civile di dire agli aquilani se la zona franca si farà , oppure non si farà . Lo facciano adesso. Non è ammissibile, civile, corretto rifugiarsi dietro ambigui silenzi su un argomento che vuol dire morte o vita per l’area terremotata. Sì, proprio così: morte o vita. Ci facciano sapere se dobbiamo restare oppure fare fagotto e andar via, in cerca di una vita dignitosa dove istituzioni e politici posseggono dignità Ce ne saranno, da qualche parte.
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