Quando è meglio morire


Per molti motivi il nostro è un paese civile a metà, un paese che ansima per restare in Europa. Un paese in cui la parola democrazia è sovente un’esagerazione, perchè non basta avere delle elezioni e degli eletti, per proclamarsi democratici. In molte cose siamo lontani dal resto dell’Europa solida e sicura di ogni tutela dei diritti umani, perchè la democrazia è prima di tutto tutela dei diritti delle persone, chiunque siano. Nelle carceri di questa Italia, la vita corre esattamente come quarant’anni fa nel film di Alberto Sordi “Detenuto in attesa di giudizio”.. Non è cambiato granchè, anzi in molti casi, è peggio. Nel reclusorio di Sulmona la gente si suicida. In quello di Teramo si picchiano i detenuti e si muore di freddo. Dietro le sbarre di ogni cella ci si accalca in indicibili condizioni di degrado, violenza, prevaricazione, violazioni fisiche, calca insopportabile, umiliazioni che nessuno può inghiottire. E allora, è meglio morire. Il valore delle persone è sotto zero. Il prestigio di un paese è nel fango. Colpevoli siamo tutti, perchè per decenni abbiamo tollerato e chiuso gli occhi. Tanto, quando i vip finiscono in galera, per loro il trattamento è differente: loro possono comprare cose e persone. Ora il governo si sveglia e sborsa soldi, promette e si sbraccia. Ma queste promesse sono costate delle vite. Come vedete, la nostra non si può definire nè civiltà, nè democrazia.



17 Gennaio 2010

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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