Gianni Chiodi, metodo Obama
La fonte è indubitabile. Sono i vertici del PdL abruzzese, due come i consoli romani, e ambedue senatori (Di Stefano e Piccone), a dirlo: il presidente Chiodi può se vuole nominare nei gangli vitali della sanità persone a lui vicine e di cui ha fiducia personalmente. Meglio mettere le mani innanzi, dice una nota del PdL che potete leggere anche sul nostro sito, prima che i soliti giornalisti malelingue e capziosi intessano chi sa quali dietrologie.
Gianni Chiodi, dunque, come Obama. Anche se non è abbronzato, bensì pallido.
Come Obama nel senso che è invalso anche da noi il metodo delle amicizie.
Nomino chi mi è amico, ma soprattutto persone di cui mi fido.
Negli Stati Uniti è da sempre così. Noi non possiamo ficcarci in testa di emulare gli USA solo per gli hamburger e i modi di vivere, di consumare, di trascurare buon gusto e moderazione. Se vogliamo davvero avvicinarci alla loro way of life, dobbiamo accettarne i costumi: anche politici.
Che Chiodi nomini dei suoi amici, non deve scandalizzare. Importante è che siano bravi, e questo lo vedremo nel tempo. Prima di tutto può farlo, e il suo partito glielo consente e sottoscrive. Poi, contano i risultati e non i nomi.
Niente da dire. Però stiamo guardinghi a vedere e ad aspettare. Sarebbe il peggiore dei mali se trovassero spazio e vantaggi persone che hanno solo il merito di essere gradite ai potenti. E se l’Abruzzo continuasse ad andare a rotoli, come è stato fino a pochissimo tempo fa. Obama dai suoi pretende
risultati: altrimenti li manda a casa. Ecco, qui da noi a casa non ci va mai nessuno. Abbia agito bene o male, l’unto del signore trova sempre prebende, garanzie per il futuro, benemerenze e corone d’alloro. Vogliamo augurarci che l’Abruzzo del 2010 sia diverso e confidare nel volto onesto e garbato del presidente non abbronzato.
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