Abitano negli alberi di Natale

Mille, diecimila alberi delle Alpi sono diventati case per i terremotati aquilani. Segati, piallati, trattati e inchiodati, sono i MAP dentro i quali, novelle capanne, abitano e abiteranno gli aquilani, per tanto tempo. E’ l’
aspetto che più colpisce in questo Natale 2009, ed è agli alberi, prima che alle persone, diamo gli auguri e un pensiero. L’Aquila è il novello presepe che nessuno avrebbe mai voluto e pensato, casette disperse nei campi divenuti aree urbane. Un presepe sul quale non occhieggia la cometa, perché quest’anno non è apparsa. E neppure si sono fatti vivi i Re Magi, mancherà anche madama la Befana, Babbo Natale si chiama Guido Bertolaso e indossa un maglione blu. Prima tanto freddo, poi vento e caldo: il clima imbizzarrisce. Gli uomini lo sono dal
6 aprile scorso. Non nascondiamoci dietro un alberello mestamente addobbato. Il Natale che non c’è stringe i cuori di grandi e piccini. Quella messa sotto i soffitti sbriciolati di Collemaggio non vogliamo vederla. Il bambino Gesù, millenario simbolo di una rinascita di luce e riscatto, nel 2009 è diventato
grande: ha il visto disfatto di un adulto che ne ha viste e provate tante. Se permettete, diciamo pure troppe perché si possa tirare innanzi e veder correre il calendario, fuggire i giorni, seppellire nella memoria la terribile affezione della città-presepe.
Questo è il non-Natale, poi ci sarà il non-capodanno. Qualcuno accenderà mesti botti e tric-trac. Ma non è festa, perchè in tanti vorrebbero solo spremere qualche lacrimuccia da soli, senza lasciarsi vedere dai bambini. Il panettone è imbinacato come i capelli di un vecchio, ogni abbraccio sarà di commozione. Anche se ci abbracciasse la donna più bella del mondo, avrebbe le tette gelide di una strega.

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