Se fossimo semplicemente un paese normale
Se fossimo un paese normale, Tremonti non direbbe che “ai terremotati è stato dato anche troppo”. Diremmo noi che ai ministri, o almeno a taluni ministri, i cittadini danno anche troppo, sia in denaro che in considerazione civile. Noi abbiamo avuto una sola di troppo: il terremoto, che lo Stato e i suoi cervelloni ben pagati hanno sottovalutato prima e dopo.
Se fossimo un paese normale i terremotati avrebbero una casa provvisoria, se non ne hanno una agibile. Nessunol avrebbe sbagliato i conti e costruito case che non sono sufficienti. O almeno chi li ha sbagliati, starebbe a mungere i tori in Andalusia.
Se fossimo un paese normale, sarebbe stato già pagato da tempo tutto a tutti coloro che ne hanno diritto, secondo il Governo, e non avremmo i ritardi, gli errori, le confusioni e le baggianate della burocrazia. Tutto, almeno nel dopo terremoto, funzionerebbe meglio.
Se fossimo un paese normale, ai contadini sarebbe pagato un giusto prezzo per i loro prodotti, nessuno ingrasserebbe nella filiera verso i mercati, e soprattutto sarebbero stati pagati i 300.000 euro del latte distribuito nelle tendopoli.
Ma siamo in Italia, in Abruzzo e a L’Aquila, dove nulla è normale. Neppure noi, in fondo, che non sappiamo prendere a calci i tanti che lo meritano, e dire grazie a chi ha lavorato bene. Pochi grazie, e una grandinata di calcioni nei glutei.
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