Tedium vitae e omnia venalia
Ci torna in mente qualche frase, che ci pare acconcia, della cultura latina assaporata nel vecchio o ormai polverizzato Liceo Classico Cotugno. Due frasi:
“tedium vitae” e “omnia venalia”. Il tedio è quello ciceroniano, lo stato d’animo che s’insinua nelle persone che ne hanno viste troppe e cominciano pacatamente a stancarsi degli uomini e della vita. Nulla più di un soffio di pessimismo cosmico, si disillusione e di desiderio di appartarsi da una collettività fatta di insidie, inerzie, inettitudini perrniciose che rovinano tutto e non producono nulla di utile. Purtroppo, la sensazione pervade molti, assistendo al teatrino aquilano della ricostruzione. Che non c’è e non ci sarà , perchè mancano i soldi.
Omnia venalia, tutto si compra a questo mondo, sono due paroline che scrisse il nostro conterraneo amiternino Sallustio. Evidentemente, ai suoi tempi, come ai nostri, le cose andavano come vanno oggi. Tutto ha un prezzo, e tutti sono in vendita. Appunto: “omnia Romae cum pretio”. Converrete con noi che non c’è da stare allegri, e che se qualche volta (speriamo che poi passi) aleggia la malinconia del crepuscolo, qualche motivo c’è. Sarà la nebbia dell’autunno, sarà la desolazione di una città inabissata e atlantidea a suggerire le vecchie parole latine, impolverate da millenni di saggezza. Oggi non si studia e non si legge quasi più nulla, figuriamoci Cicerone e Sallustio. Che peccato. Anche questo, in fondo, è un baluginare indistinto di caduche melanconie.
Lievemente, il commiato appare come rifugio accogliente.
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