Viviamo come vivevamo


Viviamo in un’Italia che è esattamente uguale a quella degli anni Sessanta, e il film di Alberto Sordi “Detenuto in attesa di giudizio” va ancora benissimo.
La vicenda nel carcere di Teramo lo conferma: il paese in cui tiriamo innanzi è identico a quello in cui tiravamo innanzi. Le carceri rappresentano una fossa dei serpenti dalla quale si può anche non venir fuori. Inutile rammentare i suicidi a catena a Sulmona e i pestaggi a Teramo. Dimenticheremmo sempre qualcosa o qualcuno. Il ritratto del paese che stenta a seguire il passo dell’Europa, e che l’Europa stenta a riconoscere come suo coinquilino, è allucinante come lo era nel ’90, nell’Ottanta, nel ’70 e nel ’60. Ospedali disastrosi, carceri desolanti, scuole che producono asini e disoccupati, corruzione a mano bassa, sprechi da brivido, inerzia e inettitudine politica e amministrativa. Burocrazia come il boa costrictor. Politicanti cinici, rissosi, grossolani. Vicende nella politica che con la politica non hanno da spartire nulla. Fame di potere, corse alle poltrone, scandali, giustizia politicizzata.
Cos’altro aggiungere? Sì, una cosa: che siamo stanchi, che vorremmo troppo spesso non essere italiani e non essere in Italia. E’ amaro pensarlo, dispiace, rovina la vita. Peccato non avere più trent’anni per fare la valigia e mettersi la frontiera alle spalle, per sempre. Tanto, dopo sei mesi in un altro posto, hai dimenticato tutto e tutti, e cominci un’altra esistenza. Povera, sfortunata, discinta Italia.



10 Novembre 2009

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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