Ma quale speranza di rinascita?
Oggi il sovrintendente archeologico dell’Abruzzo ha confessato alla tv che non ci sono in cassa i soldi per pagare le bollette. Negli ultimi tre mesi dell’anno, le risorse destinate al patrimonio archeologico sono praticamente finite. Quattro soldi che se ne vanno in un baleno, e gli uffici abruzzesi di Chieti non arrivano nè da capo, nè da coda, temendo anche per gli stipendi, o rinunciando a comperare una matita o una lampadina. E’ un po’ come la aberrante storia delle auto della polziia, ferme per mancanza di benzina. Sono gli aspetti più allucinanti di questa nostra Italia che non ha timore del ridicolo e affonda nella considerazione del mondo, fino ad apparire come il paese dei pagliacci. Non stiamo parlando politicamente, state calmi. A noi le battute del premier non fanno effetto e francamente, neppure fanno ridere. Ci fa piangere invece pensare a quanto in basso sia caduto il paese che ha il più grande patrimonio archeologico del continente, e alla regione, l’Abruzzo, che possiede una sterminata estensione di siti, vestigia, reperti, prove della sua antichissima civiltà . E’ commovente che il povero sovrintendente, Andrea Pessina, arrivato da poco, esterni in questo modo, e sia costretto a farlo con coraggio, proprio mentre si diffonde la notizia di una nuova scoperta:
un’ennesima necropoli presso Peltuinum dove la gente viveva e moriva otto secoli prima di Cristo.
Siamo una terra di antichissima, insospettata civiltà , e siamo diventati la terra più cafona, grossolana e ignorante che si immagini, nel contesto di uno stato che riempie d’oro grandi manager che “scapicollano” le aziende, e lesina sull’euro per l’archeologia. Che pena.
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