Dove eravamo e come eravamo? Impossibile


Anche una giornalista brava come Lilli Mandara ha ceduto alla tentazione di concludere il suo servizio sulle new towns aquilane, desolazione di comunità sparse e sperse negli spazi di periferie aliene, con la frase “L’Aquila dov’era e com’era”. Accantonata, almeno stavolta, a sei mesi dalla fine della vita anteriore, la frase “L’Aquila deve tornare a volare”. L’ha usata anche il presidente Napoletano, una volta in tv.
No. Nulla e nessuno saranno dov’erano e com’erano. Tanto meno L’Aquila e chi ci abitava o ci era nato. Le ali del rapace sono ammainate. A volare non si
torna: un cacciatore infallibile, chiamato terremoto, ha impallinato per sempre il rapace. Non è morto, ma mutato come un virus maligno. Collassato. Oggi, a sei mesi dal 6 aprile, sappiamo bene che non ci sarà un domani come fu ieri. L’
Aquila molti di noi, che qualche anno sulle spalle lo hanno, non la rivedranno.
E non sarebbe un gran male, in fondo: rinnovare le generazioni e la gente è un bene. Cambiare facce, usi, costumi, ma soprattutto teste pensanti. L’Aquila tornerà, profondamente diversa perché gran parte non risorgerà per motivi geologici (ce li siamo scordati?) , e sarà una città “altra”. La gente abiterà, se ce la farà a restarci, in tanti villaggi satelliti: del resto così sono tante città piccole e grandi. Tutti attorno a qualcosa. Il fatto è che qui questo qualcosa non c’è più.
Non vorremmo peccare di pessimismo in questo primo anniversario semestrale, alle porte dell’inverno. Ma dobbiamo a chi legge del realismo, del pragmatismo dettato dalla constatazione dei fatti. Forse, senza farla troppo grande, il pessimismo della ragione.
Gli aquilani rivogliono L’Aquila dov’era e com’era? Che amaro sogno, che pensiero irrigato da lacrime già versate e da versare ancora. Che pia
illusione: lo sappiamo tutti che è un’illusione. Dov’era e com’era sono parole senza senso. Sei mesi fa finì una vita e ne incominciò un’altra. Dove eravamo e come eravamo? Altrove. Adesso ci spettano i ricordi, per qualcuno anche i rimpianti. Tutto ciò che avevamo nel cuore e nella mente è annichilito.
Polverizzato ciò che nessuno ti può restituire: te stesso.



06 Ottobre 2009

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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