Case e tetti, liberateci dalla retorica
La settimana prossima saranno consegnate case a Onna e case a L’Aquila. Le previsioni consentono di aspettarsi un’alluvione di retorica melensa, un trionfo di autocelebrazioni, uno tsunami di autoelogi. Fa un po’ paura un presidente del consiglio che si definisce il migliore dei 150 anni della storia italiana. Di questo passo, Giulio Cesare, Adriano, Tiberio e Costantino sono a rischio: diventeranno figure sbiadite della storia di questa penisola.
Poichè qui soffriamo e abbiamo prospettive deprimenti, possiamo chiedere a tutti, da Berlusconi in giù, che ci sia risparmiata ogni retorica oratoria? Datele, queste case, e siete stati bravi a farle così presto. Detto questo, rimane tutto il resto: la ricostruzione, la zona franca, le scuole, lo spopolamento dell’area aquilana, la totale assenza di ogni vera idea per il domani di questa ex città . Più che retorica, portateci iniezioni di fosforo e di capacità organizzative e decisionali. E soldi. Suvvia, che uno Stato ricostruisca le case alla gente, ci pare anche un dovere, alla fine… Bravi, lo avete fatto bene (con tanti errori) e presto, ma risparmiateci celebrazioni e allori sulle fronti. Comprenderete che non ne abbiamo voglia, siamo sfiniti, devastati, impauriti, sbandati. Portateci il domani: di quello abbiamo bisogno. Oppure diteci: è finita, andatevene tutti.
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