Giuseppe Molinari, parole da un uomo saggio
Giuseppe Molinari è il vescovo dell’Aquila, ovvero di una città martirizzata dalla natura, che impiegherà decenni a tornare a somigliarsi. Per tanto tempo non la riconosceremo, molti di noi non la rivedranno com’era. Ad altri, forse, toccherà e sarà una scoperta. L’uomo saggio che indossa il crocefisso e la tonaca bordata di rosso ha detto oggi qualcosa che esula dal suo ruolo di pastore di anime. Ha detto agli aquilani: “Basta gridare contro il governo e lo Stato perchè non danno abbastanza, o berciare perché diano di più. Gli aquilani facciano anche da soli, si risollevino dal torpore, dal dolore, dall’ipocondria. Si diano da fare, si ritraggano le maniche e operino”. Poi don Giuseppe, come lo chiamano tutti, si è rivolto ad un giovane prete e gli ha chiesto: “Ho detto una fesseria? No? Allora mi assolvete…”.
Non capita di frequente – ci si perdoni l’insolenza – ascoltare pillole di saggezza da chi genericamente viene definito “autorità”. Civile o religiosa. Molinari ha parlato da uomo, e da uomo saggio, da padre assennato. Che glielo abbiano suggerito i suoi Amici Altolocati, o sia farina del suo sacco, che non è leggero né vuoto, poco importa. Grazie, pastore. Così si aiuta e si guida un gregge. Se lo lasci dire da chi ricorda un vecchio detto: aiutati, che Dio ti aiuta. Magari dopo qualche schiaffo.
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