Caro Silvio, ‘sto Bossi “Sfruculia”
Caro Cavalier Berlusconi, ormai lei è un aquilano ad honorem e possiamo colloquiare. Sia chiaro, della sua cittadinanza onoraria avremmo fatto volentieri a meno, sapendo prima che il prezzo da pagare era il 5,8 Richter del 6 aprile. L’avremmo volentieri lasciata ad Arcore. Ma ora che ci siamo, scopriamo che la sua pendolare presenza qui tra noi non è spiacevole. Senza offesa per nessuno, ma lei sta benissimo, vecchio elegante chansonnier degli anni Sessanta, tra attori, vip, presidenti, first ladies, prelati (pochi), comici, politici. E allora ci consenta. Vorremmo che lei dicesse a quel Bossi lì, arnese politico di indubbia furbizia populista, di smetterla con ‘sta storia degli inni e dei dialetti. Di inni, ognuno ha i suoi, e noi abbiamo “Vola vola”. Ci basta e ci avanza. Se quello di Mameli non sta bene a Bossi, non lo canti, ma lasci che la maggior parte degli italiani lo intonino almeno alle partite di calcio. I dialetti? A quel che risulta, c’è un solo dialetto nazionale in Italia, compreso e diffuso in più di metà del mondo: è il napoletano. Non è colpa o merito di nessuno: si deve all’emigrazione e alla diffusione nel mondo di stili e idiomi partenopei. Basta mangiare una pizza fatta bene per capirlo. Per cortesia, Cavalier Silvio: dica a Bossi di pensare a cose più serie. Ci sta “sfruculiando” troppo. Magari pensi anche un po’ ai nostri guai abruzzesi: lui è un ministro della Repubblica e percepisce il lauto stipendio che gli spetta. Se lo guadagni.
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