Caro Guido, ricordi quando …
Il trambusto straziante degli ultimi mesi ci aveva fatto dimenticare la data dell’11 agosto, giorno in cui il collega Guido Polidoro trasmigrò altrove, forse per continuare a fare il cronista di mass media celesti. Chi può dirlo? Ce la ricorda Angelo De Nicola.
Buona l’occasione per fare due chiacchiere con il collega, usando internet, che sicuramente è anche lassù. Caro Guido, ricordi quando una venticinquina di anni fa (a memoria arrotondiamo) parlammo a lungo della faglia di Pettino e dei rischi sismici che alcuni scienziati avevano scoperto nel sottosuolo aquilano, di particolare natura, diciamo amplificatore delle onde sismiche?
Certo che ricordi, e sai che sia noi che tu decidemmo di andare a fondo sull’argomento, tentando di saperne di più, di leggere documenti, di intervistare gli scienziati. Dicemmo: chi ci riesce per primo è bravo e l’altro paga la cena. Non ci riuscimmo, nè noi, ne tu. Potenti recinti e roboanti autorevolezze impedirono che i documenti venissero fuori e fossero letti dagli aquilani. Attorno a chi faceva domande, si creava il vuoto. Avremmo preferito la lupara a tanta viscida ipocrisia. Ma vinsero loro.
“Ora” sai meglio di noi che avevamo ragione e naso giornalistico. Inutili ambedue le cose. Caro collega, L’Aquila,come la vivevamo noi, non c’è più, ma i ricordi e i retroscena non ce li può togliere o occultare nessuno. A presto un’altra chiacchierata. Se non rispondi via internet, capirò lo stesso ciò che avresti voluto dire. L’anno prossimo a L’Aquila, Guido: almeno, speriamo.
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