Per favore, siate tutti più seri
Dobbiamo ripetere fino alla noia che L’Aquila è in coma profondo, la situazione è gravissima? Forse per qualcuno è necessario, visto che la politica continua a non essere seria, come se i tempi fossero normali. Invece non lo sono: un pezzo d’Italia sta morendo. La sceneggiata (come temevamo, di questo si trattava) delle tasse prima imposte, poi rinviate sine die, è stomachevole. In sè, il rinvio deciso la sera del 27 da Tremonti è una buona notizia. Tutto il resto è pessimo. Perchè fare i circensi, come troppe altre volte, provocare danni, allarme, spavento, per poi rimangiarsi tutto? A chi, a cosa può servire una pantomima di questo genere? Solo e soltanto ai politici: quelli che ci hanno ripensato, e quelli che hanno strepitato prima che ci ripensassero. Lo stesso Berlusconi, che in tanti stimano qui a L’Aquila, anche a ragione, poteva risparmiarsela la scenetta del “ci penso io dopo, state tranquilli”. Non è il momento, non c’è capacità di tolleranza, non c’è voglia di sorridere a L’Aquila. C’è voglia di Stato e di buongoverno. E i politici (pochissimi) che hanno educazione e sensibilità sono d’accordo con noi, anche se non ce lo direbbero mai. Chi tace, però, acconsente.
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