Verso un’università senza universitari?
I muri, i soffitti, le pareti di un’università si potranno anche ricostruire, come gli ambienti per ricerca e didattica. Non sarà facile, ma forse la tenacia e l’inventiva avranno la meglio, entro tempi accettabili. Ci incamminiamo così su una strada assurda che corre nel deserto, tra due distese di nulla, come in certe plaghe americane. Andiamo verso un’università senza universitari. Il nodo del problema, il cuore del buco nero dalla gravità infinita è: dove faremo abitare i circa 15.000 studenti forestieri che erano iscritti a L’Aquila, e ogni anno aumentavano? Questa gente potrà anche avere aule e gabinetti scientifici, ma dopo le lezioni e gli esami, i giovani debbono mangiare, dormire, uscire di casa per andare a fare un po’ di sano casino, rientrarci magari con una ragazza disposta a indulgere alle dolcezze della vita (sessuale). A L’Aquila non ci sono più migliaia di edifici in cui gli studenti erano ospitati (a prezzi salati, in stamberghe e in nero). Punto e basta. Ammesso che i giovani vincano la sana paura di sentirsi tremare la sedia sotto il sedere o il letto sotto la schiena. Il problema, il grande problema, l’enorme problema, è soltanto questo. Lo hanno capito le autorità aquilane e abruzzesi? O mettono in conto un’università che scenderà a precipizio verso dimensioni micrometriche? O calcolano che il domani, per L’Aquila, è davvero una scommessa troppo ardua? A noi pare che di questo spaventoso e prossimo dissanguamento si preoccupi solo il rettore di Orio. Chi affittava in nero le stamberghe, non si preoccupa: non le ha più.
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