Turismo, meno male che c’è Diaconale
Quando il giornalista Arturo Diaconale fu nominato alla guida del Parco del Gran Sasso, si levarono le solite lagnose diatribe sul perchè e il percome di quella scelta. Diatribe che opportunamente restano nei gozzi di chi è solito innalzarle, quando altre nomine sono politicamente teleguidate e gradite ai chi conta in questa regione. Diaconale, in silenzio, si è seduto sulla sua poltrona ed ha cominciato a produrre. Ottimo risultato, per esempio, portare pacchetti di prodotti abruzzesi negli autogrill di tutta Italia. Per 40 o 50 anni nessun genio superpagato alla guida dell’apparato turistico, delle Camere di commercio o di altri carrozzoni sfiatati e costosi, o degli stessi parchi nazionali, aveva mai fatto cose del genere. Eppure, pensate un po’, il commissario dell’Agenzia regionale del turismo mette in tasca quasi 125.000 euro l’anno! Stipendi da magnate di Silicon Valley, ma senza analoghi risultati di lavoro. Dalle nostre parti l’ultimo che ha avuto un’idea per lo sviluppo dell’Abruzzo, fu Federico II di Svevia… A suo nipote costò cara. A noi tutto ciò costa un’arretratezza spaventosa, un terzomondismo che ci schiaccia sul passato. Oggi catastroficamente.
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