Cosa ci colpisce nella nuova vita


Viviamo tutti una nuova vita, in una città, o ai margini, che non c’è più come immagine, come vissuto, come ricordi, legami, affetti, antipatie. Tante cose ci colpiscono, esumando sensazioni che erano nascoste. Ci colpisce la gente per le strade, senza sorrisi. Il traffico convulso, con automi al volante, sempre preoccupati. Il dolore di quelli che piangono in tv. Le parole in tv di Renato Vitturini, fotografo: “Il mio corpo c’è, ma dentro non rimane niente”. Ci colpiscono il silenzio invincibile della notte tra ruderi, macerie, umanità fuggita, luci oblique. L’espressione negli occhi di cani e gatti abbandonati. L’aspetto livido e putrefatto di strade e piazze. I pezzi di chiese rotolati a terra. Il coraggio di persone che stringono i denti pensando di farcela. Anche di qualche politico, talvolta. La resa di chi dice: “A L’Aquila non ci torno”. Il sordo livore di chi ha avuto lutti. Talvolta sublime, talvolta solo disfatto. Il silenzio di qualche preghiera mormorata. L’indifferenza della natura, che come sempre da 12 miliardi di anni (formazione dell’Universo) ha considerato la vita un fenomeno non indispensabile. La crudeltà degli eventi verso una città che aveva tanti difetti, tantissimi: ma non meritava la fine crudele inflittale. Straziante. Ci colpiscono queste e altre cose, ma basta così, almeno oggi.



26 Giugno 2009

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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