Commozione di un vecchio cronista
E’ consentito ad un vecchio cronista commuoversi? No, la regola dice no. Ma al vecchio cronista le regole piacciono poco, e oggi si è commosso. Un’altra volta ci era capitato: terremoto del 1984 nel Parco d’Abruzzo, lì imparammo dal vivo cos’è un grande terremoto, e ci commosse la storia di una donna rimasta senza famiglia, senza casa e persino senza il suo orticello. Piangeva lei, piangeva il suo sindaco, piangemmo noi (ma anche altri giornalisti). Non si dovrebbe, ma capita: non siamo ancora di plastica. E non lo saremo.
La seconda volta ci è capitato questa mattina – un altro terremoto è la circostanza – durante il consiglio regionale solenne. Ci hanno commossi le parole di Massimo Cialente, Stefania Pezzopane e Gianfranco Giuliante. Tre voci, un’unica sconfinata melanconia, un’amarezza senza fondo, più del dolore: ma anche coraggio e forza d’animo. Esemplari, composti, misurati. Toccante una riflessione di Cialente: “Forse io non rivedrò L’Aquila ricostruita com’era, ma dobbiamo lottare per i nostri figli”. Stefania Pezzopane, divenuta un’altra persona, parla di vita spezzata in due, prima e dopo quei venti secondi del 6 aprile 2009, ore 3,32. Ma è ferma e determinata. Giuliante è pacato, turbato, fa appello alla cooperazione e alla politica. Cosa può dire di loro il cronista? Brave persone, esseri umani che hanno cuore, capaci di soffrire e di continuare a portare con dignità fasce, fardelli, anche croci. Vogliamogli bene come persone. Come aquilani che hanno perso L’Aquila. Come migliaia di noi, spezzati in due ma non ancora arresi. Come comunità raminga e dispersa, travolta, che porta un segno indelebile e cocente. Sì, ci sarà un futuro, ce lo hanno promesso in tanti, ma per molti di noi è pura immaginazione. Oppure solo intima speranza. Il brindisi è lontano e improbabile, in un tempo che verrà , non per tutti. Dunque, rivendichiamo un diritto alla commozione anche scrivendo queste modeste parole. Non si fa, non è giornalisticamente corretto. Ma persino Montanelli sentirebbe un groppo in gola.
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