L’Aquila, l’ameremo di più, ora piangiamo
Forse non l’abbiamo amata abbastanza. Avremmo dovuto tutti, coralmente, con il cuore anzichè con asprezza e spesso anche acidità , fare che L’Aquila fosse più bella, più curata, più estetica. Ora L’Aquila è in coma, gravissima, scossa da febbri e tremori atroci, straziante nella sua sofferenza che tutta Italia sente propria. E’ il momento del dolore, dello sgomento. Tutti siamo stati colpiti (la nostra società “InAbruzzo” in modo crudele, irreparabile), e non abbiamo parole: ogni cosa detta, sarebbe una cosa superflua. Al vero dolore c’è un solo rimedio: il silenzio, in attesa che il tempo risani la ferita. La cicatrice sarà incacellabile. I vuoti che si sono creati incolmabili.
Vi sono, nella vita e nella storia, prove che vengono imposte senza pietà . Non tutti sono capaci di sopportarle. Noi ci proveremo, ma siamo già certi che niente tornerà come prima, in un tessuto umano e sociale devastato. L’Aquila risorgerà , tutti ci hanno abbracciati e ci hanno promesso tutto. L’Italia si è commossa, lo Stato ha pianto con noi. Non meritavamo tanto dolore? Ma chi potrebbe meritarlo? Grazie a Bruno Vespa che si è comportato da quel gran giornalista che è, e da persona dal cuore grandissimo. Stia certo, l’amico Bruno: nessuno dimenticherà . Per ora, lasciateci piangere: oggi, domani, più a lungo dell’orrore che ci liquefa e ci schiaccia. Oggi il cielo è nero e senza stelle. In quello vero torna sempre l’aurora. Nel nostro, non lo sappiamo.
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