Non banalizzare gli esposti


E’ fondamentale bloccare il tentativo (manipolato da qualcuno) di banalizzare i nostri esposti come una condanna alla comunità scientifica che non ci ha detto a che ora ci sarebbe stato il terremoto. La nostra ricerca di verità è orientata a capire come mai sulla base dei documenti scientifici e degli studi sugli edifici dell’Aquila in possesso della commissione grandi rischi e degli enti pubblici nessuno in occasione della riunione, chiusa in meno di un’ora, ha avuto la volontà di citare e considerare gli studi in questione (Studio De Luca sull’accelerazione delle onde sismiche nel centro storico dell’Aquila, Studio Barberi e Studio Abruzzo Engeenering). Sarebbe bastato metterli in relazione tra loro e in relazione con la sequenza sismica che si aveva da 5 mesi per costringere qualcuno a fare qualche riflessione in più e ritardare di un paio di ore il rientro a Roma quella sera. Ci sarebbe bastato conoscerne l’esistenza per decidere da soli se rischiare nelle proprie case o meno. Tutti noi non conoscevamo i contenuti degli studi in questione e nessuno ha avuto l’accortezza di farcene sapere i contenuti. Forse bastava una tenda blu da qualche parte per farci capire simbolicamente che la situazione non era sotto controllo. Forse bastava che i componenti della Commissione rispettassero l’ipotesi dagli stessi sostenuta che i terremoti non sono prevedibili per evitare di comunicare alla stampa previsioni non scientifiche sulla poca probabilità di un evento di grandi dimensioni e sul fatto che più scosse facevano e più l’energia si scaricava. Non è una caccia alle streghe perché noi sappiamo bene dove sono le responsabilità che possono essere penali, civili e anche politiche. Come mai gli enti locali e la protezione civile regionale non hanno sbattuto su quel tavolo i tre studi sopra menzionati? Forse perché erano rappresentate da persone timide, suggestionabili e con timore reverenziale verso presunti esperti? Se così fosse hanno fatto un grave errore perchè molti cittadini contavano sulla loro competenza e sono rimaste uccise da un evento naturale che ha bussato per 5 lunghi mesi prima di scatenare l’inferno sulla città. Non si può insabbiare una strage del genere che secondo il mio punto di vista va oltre l’omicidio colposo paventato dal PM ma si colloca nella fattispecie del dolo eventuale. Vedremo in sede penale come evolveranno le cose e se non fosse possibile far luce su tutto si aprirà la strada in sede civile. Non ci sarà nessuna vera ricostruzione materiale e sociale senza che prima chi deve ammettere di aver fatto degli errori si assuma le proprie responsabilità.



02 Agosto 2010

Pier Paolo Visione  -  Dottore Commercialista e Revisore legale in L’Aquila

Categoria : Editoriale
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