L’Aquila nella gabbia
Diciamocelo chiaramente, L’Aquila e’ in una gabbia e da una gabbia, seppure si avessero ancora le capacita e la muscolatura, non si vola via. Ogni tanto dalla gabbia si sente un verso di rapace ancora bello per la sua intensità ’ che spinge istintivamente a girarsi verso di lei per controllare se la porta sia chiusa. Poi, qualcuno, a sera, seguendo la dieta prescritta da esperti del settore, fa passare sotto le fessure della gabbia la dose di carne riposta in una ciotola. E poi un altro giorno, e poi un altro ancora mentre tutto intorno evolve secondo le dinamiche che oggi come mai in passato seguono le regole di un mondo globale dove tutti hanno le aspettative di una qualita’ di vita medio alta. In verità ’ c’e’ chi benedice la presenza di una gabbia e del custode della stessa per timore di non potercela fare nel contesto globale. E poi sai che fatica dover tornare a volare con le proprie forze, cacciare e rischiare di tanto in tanto di non avere delle prede da portare a casa per i propri piccoli?
Ma chi ha catturato L’Aquila e chi l’ha messa nella gabbia? Com’ e’ possibile che non ci siamo accorti della cattura e come mai la porta della gabbia e’ piu’ piccola del corpo dell’Aquila? Forse ci hanno sparato in volo con un anestetizzante e ci hanno costruito intorno la gabbia prima del nostro risveglio? Ma chi e’ stato? Chi e’ questo nemico che ci vuole nella gabbia senza neanche mangiarci? E poi non sara’ da solo. Prima abbiamo detto che “ci hanno” quindi e’ un gruppo, forse un esercito, forse sono gli affiliati di un partito oppure i sudditi di un re che ama avere nel suo giardino delle attrazioni? Non lo sappiamo ma siamo certi che un nemico, un’entità ’, un qualcun’altro ci sia e che sia quel qualcuno verso cui, nel nostro passare i giorni dentro la gabbia, lanceremo le nostre imprecazioni fino alla fine dei nostri giorni. Perché la fine arriverà come per tutto. E poi sai che noia passare le giornate nella gabbia senza avere nulla a cui pensare girando i pollici e lamentandosi solo del ritardo di cinque o dieci minuti del custode che deve portarci la ciccia ogni sera? Al massimo potremmo diventare un po inglesi e parlare anche del tempo e delle stagioni che non sono piu’ quelle di una volta. Ma non ci basta, meglio avere un qualcuno con cui prendersela. La colpa e’ tutta sua. E’ colpa del nemico, e’ colpa dell’entita’ indefinita.
Un caldo pomeriggio estivo, pero’, accadde un qualcosa che sconvolse la vita dell’Aquila per sempre. Seduta come una gallina all’interno della gabbia, L’Aquila cadde in un sonno profondo e inizio’ a sognare. Sogno’ se stessa che seppure non avesse nessun nemico si costringeva ad una vita da vegetale all’interno di uno spazio ristretto credendo di avere intorno a se delle sbarre d’acciaio che altro non erano che i propri limiti e le proprie paure. Vide con chiarezza che i limiti non erano imposti dall’esterno ma provenivano da se stessa. Riconobbe con chiarezza il limite di non avere una propria idea del futuro, vide il limite di non avere degli obiettivi, riconobbe il limite di avere al proprio comando dei personaggi che si spacciavano per politici ma che altro non erano che dei cialtroni capaci solo di cavalcare il malcontento della cittadinanza, riconobbe il limite di essersi affidata ciecamente e supinamente nelle mani di personaggi che prima del terremoto non sono stati in grado di avvisarla di potenziali pericoli e che subito dopo, invece di rassegnare le dimissioni per manifesta incapacità ’, senza chiedere scusa, hanno iniziato a presenziare il palcoscenico mediatico per promuovere se stessi senza chiedere nulla per i propri cittadini, vide alcune componenti delle istituzioni ed in particolare alcuni dirigenti della regione e di altre istituzioni locali corrotti e arraffoni che impedivano qualsiasi possibilità di rinascita per non perdere il controllo di posizioni negli apparati burocratizzati, vide una bellissima e spontanea sollevazione del popolo colorato di nero e di verde, dopo mesi di sofferenza e di privazioni, strumentalizzata per ottenere risultati di politica nazionale dagli stessi personaggi che nei mesi successivi al terremoto, seppure avessero tutto il mondo a disposizione e l’Italia pronta a soddisfare le eventuali richieste, non sono stati in grado di chiedere e far approvare una legge per la rinascita della citta’ , vide i partiti incapaci di rimuovere dei pugili suonati e di selezionare le migliori risorse utili al territorio, vide tanto cinismo e tante persone che arraffavano senza che ne avessero un reale bisogno. Vide tante altre cose ma seppure tante sirene urlavano al nemico non riusci’ a vedere nessun nemico esterno.
Ad un certo punto L’Aquila si sveglio’ con il rumore della ciotola fatta scivolare dal guardiano all’interno della gabbia. L’Aquila la guardo’ per un secondo ma improvvisamente spalanco’ le grandiose ali e uno due tre colpi e prese il volo senza avere la minima paura di sbattere sulle sbarre d’acciaio della gabbia con un unico pensiero in testa: andare a caccia per la propria sopravvivenza e per garantire un futuro libero alla futura generazione.
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