Evidenti conflitti d’interesse


Quello che sta emergendo è sconcertante come sconcertante è la disinvoltura e la superficialità con cui ci si giustifica cercando di far sembrare normale ciò che in paesi civili verrebbe etichettato come un furto a danno di persone in grande difficoltà posto in essere da persone malvagie che tutta la comunità avrebbe disprezzato per anni.
Di certo, in democrazie più evolute sarebbero state chieste le dimissioni immediate dei responsabili ed almeno si sarebbe sollevato un polverone in difesa dei più deboli rimasti soli e senza rappresentanti pronti a difendere fino alla fine i propri concittadini, mettendo in gioco anche la propria carriera politica.
Come si fa a togliere delle risorse vitali ad una città distrutta, che ha sofferto il sacrificio della vita di 308 persone, che si ritrova a più di un anno senza una prospettiva di rinascita e che ha concesso forse ingenuamente di effettuare dei continui safari mediatici sulle proprie macerie, con tanto di foto e di passerella per i più insignificanti politici nostrani?
E noi che pensavamo che ci fossero persone brave, corrette e generose che di giorno e di notte stavano sulle carte e sui progetti per studiare come riconsegnare una speranza di vita alla nostra comunità. E noi che da mesi chiediamo trasparenza nell’uso dei fondi e che fiduciosi interpretavamo il silenzio dei politici che gestiscono la ricostruzione come un precursore positivo che a breve avrebbe fatto seguire il progetto di sviluppo della città che in tanti chiedono da mesi. Che illusione continua. Che fiducia senza fine verso i nostri rappresentanti ed i nostri concittadini.
Ma come si fa a distogliere delle risorse donate dagli italiani per i terremotati a fini che sono di interesse di territori fra i più ricchi della regione? Come si fa?
E questo dopo che si era già saccheggiata la città martoriata con l’art. 10 comma 3 del DECRETO-LEGGE 28 aprile 2009, n. 39 (Decreto per il Terremoto in Abruzzo) in cui si dava via libera a tutti gli accordi di programma gia’ sottoscritti nella regione Abruzzo riguardanti i settori dei componenti e prodotti hardware e software per ICT, della farmaceutica, dell’agroalimentare, della chimica e dell’automotive e dell’edilizia sostenibile: finanziamenti a tutte quelle aziende in crisi nella regione Abruzzo ma che non avevano niente a che fare con le aziende della Valle dell’Aterno e quindi dell’Aquila.
Forse già quella manna dal cielo che salvava tanti posti di lavoro a Teramo, a Pescara e a Chieti doveva e poteva bastare a saziare gli appetiti di squali insaziabili e senza coscienza. Ma così pare non sia stato.
Che altro dire? Forse dobbiamo fare un ulteriore atto di fiducia e di speranza verso quella parte buona e con coscienza della regione Abruzzo e dell’Italia che possa aiutare una città ed una comunità aquilana senza più nessun riferimento.
Noi siamo totalmente disorientati così come quando la commissione grandi rischi ci diceva di stare tranquilli perché tutto era nella norma, così come quando hanno chiamato il terremoto dell’Aquila come dell’Abruzzo (e ora si capisce il motivo), così come quando ci dicono che a breve verranno pagati i risarcimenti sul reddito per dalle piccole attività commerciali mentre passano mesi e mesi senza comportamenti coerenti in tal senso, così come quando si sente parlare a bocca larga da mesi di fondi, bandi e zane franche per questo, quello e quell’altro ma che a tutti sono finalizzati tranne che alle imprese ed ai cittadini del territorio realmente bisognosi.
Per dire basta servono nuovi politici coraggiosi pronti a ribaltare i tavoli di discussione se non si tutela il benessere della comunità prima e poi gli interessi di gruppi particolari. La speranza e l’ottimismo sono ancora ben presenti in tutti noi e siamo certi che i malvagi ed i cinici saranno spazzati via da una ventata di vita sana e giusta. Forza e coraggio.



23 Maggio 2010

Pier Paolo Visione  -  Dottore Commercialista e Revisore legale in L’Aquila

Categoria : Editoriale
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