Opinioni – L’America ritrovi se stessa


(di Carlo Di Stanislao) – Partecipando ai funerali delle vittime della sparatoria di Tucson, il presidente Obama, in un suo mesto discorso, ha detto: “se l’America vuole davvero onorare le sei vittime di quella strage, allora che ritrovi se stessa”. Appena arrivato, Obama è andato con Michelle a visitare Gabrielle Giffords in ospedale. A cinque giorni dalla tragedia, Obama, mentre si apprende del miglioramento di Gabrielle Giffords, che ha riaperto gli occhi più volte, il presidente degli Stati Uniti ha lanciato un appello agli americani affinche’ si impegnino a ritrovare quei valori che hanno saputo costruire la democrazia piu’ grande del mondo. Obama, che ha commemorato le vittime al palazzetto dell’Universita’, ha sottolineato che gli Usa devono impegnarsi e lo devono fare per Gabrielle Giffords, che ieri sera per la prima volta ha riaperto gli occhi, e a Christina, la bimba di nove anni rimasta uccisa nella sparatoria avvenuta in un centro commerciale, che ”merita l’America che si era immaginata”.Nel suo discorso di 35 minuti, Obama ha chiesto piu’ senso civico e ha lanciato un appello ai democratici e ai repubblicani affinche’, uniti, rinneghino ogni tipo di veleno o violenza. Come ha ben notato Cormac McCarthy, la violenza insista e sempre strisciante nella società americana, si inserisce nella grande epopea dell’Ovest con l’ambiguità di fondo dell’uomo della frontiera. Trascinata fino ai nostri giorni. Dalla guerra di secessione, la cultura americana più superficiale ha ripreso i temi dell’antirazzismo e del progresso e ha confinato dalla parte del Sud al più qualche romanticheria fuori tempo, oltre all’arretratezza industriale ed ideologica. In un passaggio di Non è un paese per vecchi, divenuto film grazie ai fratelli Coen, nel 2007, il protagonista, Bel, l ci parla di qualche cosa simile ad una confusione che a lui pare di avvertire e che pure gli sembra passare inosservata nella società americana di fine millennio. E dice: “Qualche tempo fa ho letto sul giornale che certi insegnanti avevano ritrovato un sondaggio inviato negli anni trenta a un certo numero di scuole di tutto il paese. Era stato fatto un questionario sui problemi dell’insegnamento nelle scuole. E loro hanno ritrovato i moduli compilati e spediti da ogni parte del paese, con la risposta alle domande. E i problemi più gravi che venivano fuori erano tipo che gli alunni parlavano in classe e correvano nei corridoi. O masticavano la gomma. O copiavano i compiti. Roba così. E allora avevano preso uno di quei moduli rimasto in bianco, ne avevano stampate un po’ di copie e le avevano mandate alle stesse scuole. Dopo quarant’anni. Be’, ecco le risposte. Stupri, incendi, assassini. Droga. Suicidi. E io ci penso a queste cose. Perché il più delle volte, quando dico che il mondo sta andando alla malora, e di corsa, la gente mi fa un mezzo sorriso e mi dice che sono io che sto invecchiando. E che quello è uno dei sintomi. Ma per come la vedo io uno che non sa capire la differenza fra stuprare e ammazzare la gente e masticare la gomma in classe è messo molto peggio di me. E quarant’anni non sono mica così tanti. Magari fra altri quaranta la gente sarà migliore.” E’ quanto spera, nel profondo del cuore, il riformatore Obama per la salvezza della sua Nazione. Non è affatto esagerato dire che per comprendere la violenza che attraversa, in ogni epoca, la società americana, la cosa migliore è leggere proprio l’opera di Mc Carhty. Non sarebbe certamente errato affermare che il tema della violenza percorre tutta l’opera di Mc Carthy. Essa permea le situazioni ed i personaggi in modo tale da costituirne una natura inaggirabile. I protagonisti dei suoi romanzi possono anche essere persone che non sarebbero di per sé violente e tanto meno criminali. Anton Chigurgh rappresenta una personificazione della violenza nella sua accezione più nitida e disperata, ma anche un oggetto mentale entro il quale è stata proiettata la costituzione più intima della violenza autoreferenziale, senza perché, che costituisce un elemento importante e drammatico delle società occidentali di oggigiorno. Non sarebbero personaggi violenti John Grady, Bill Parham e Buddy Suttree, come non lo sono Ab Jones, il nero amico e compagno di Suttree che si ribella alla violenza dei poliziotti del Tennessee e, ancor meno, lo è il Nero, protagonista unico assieme al Bianco, di Sunset Limited che, assieme alla donna che accoglie il bambino rimasto orfano ne La strada, è l’unico personaggio di Mc Carthy che riesce ad intravedere un futuro, sia pure proiettato in forme di convivenza fuoruscite da una civiltà che è andata definitivamente in fumo nelle ciminiere di Dachau . Ab Jones e il Nero debbono impiegare la violenza per proteggersi dalla violenza degli altri, i bianchi e soprattutto i bianchi vincenti, che li vogliono eliminare per odio sociale e razziale.
La violenza è, in Mc Carthy, qualcosa di consustanziale alla società che la esprime. Essa può essere cancellata con un’operazione ideologica di rimozione, quella che fa dire al Bianco di Sunset Limited che la società da lui amata e che oggi non esiste più è quella delle arti, delle lettere e della bellezza, ma rimane la base sulla quale si è costituita la società stessa che noi conosciamo e nella quale siamo tutti immersi. La violenza in Mc Carthy ha la medesima dimensione dell’ideologia dominante in Marx: tutti ne siamo partecipi, ma vi è chi gode i frutti del suo esercizio, come i conquistatori e chi invece ne sopporta solamente i danni come i conquistati, i nativi americani, ed i vinti, la condizione di quasi tutti i personaggi principali di Mc Carthy. E siccome ogni americano vuol sentirsi vincitore e non vinto, ecco allora che la violenza è l’estremo e più efficace mezzo per l’affermazione di sé e del diritto alla propria, personale vittoria. Speriamo che le parole di Obama possano essere raccolte e qualcosa davvero cambi negli USA.


13 Gennaio 2011

Categoria : Cronaca
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