Il ruscello di Coppito? Non stupiamoci: L’Aquila da sempre incapace dell’ordinario
L’Aquila – Da Giovanni C.D., “aquilano adottivo”, riceviamo: “Caro InAbruzzo, leggo da due giorni le esternazioni di Gianfranco Giustizieri, persona di qualità culturali, che tuttavia sta domandandosi se non sia il caso di abbandonare L’Aquila, punto e basta. La domanda chiave è: se non sono capaci di impedire che a Coppito le fogne e i deflussi continuino a scorrere per il paese, come potranno essere capaci di ricostruire una città di pregio come era ( e speriamo sia per i posteri almeno ) L’Aquila? Domanda legittima e sensata, visto che a quasi due anni dal sisma, di ricostruzione si parla solo. E badate bene, i soldi ci sono, almeno per cominciare! Quando ci dicono pesi morti o quando a Roma uomini di governo affermano che la ricostruzione non c’è per colpa nostra, domandiamoci se qualche ragione (a parte la volgarità intellettuale di Borghezio) ce l’hanno, alla fine.
Quanto a Giustizieri, voglio ricordargli che da sempre a L’Aquila è mancata sotto le facce di bronzo di tanti sindaci la capacità di produrre l’ordinario, non lo straordinario come la ricostruzione. Nessuno sostituiva le luci spente, rialzava i pali abbattuti o i segnali storti, riparava le buche o i muretti crollati, curava i parchi, le fontane, la pulizia dei cassonetti, toglieva di mezzo i semafori spenti (sono ancora lì!), riparava marciapiedi e bordi stradali, puliva le caditoie delle fogne, le aiole. I lampioni dei portici a S.Bernardino sono rimasti scheletri luridi per anni e anni! E sono morti così il 6 aprile. Una volta piazza Duomo rimase al buio per ben sette sere! E potrei allungare l’elenco con cose assurde, in una città che era unica, la sola d’Italia a non produrre l’ordinario, il quotidiano, il normale. Pensare di andarcene tutti? Forse sarebbe giusto farlo. Ma prima avremmo dovuto pensare a cacciare a calci tutti i politici, a non votarli, a farne a meno fino a trovare le persone giuste al posto giusto. Ora tutto è finito, caro InAbruzzo, e chi come me ha 60 anni, L’Aquila (non ci sono nato, ma ci ho vissuto 34 anni) non la rivedrà proprio… Continuate a battervi per le cose giuste, auguri di buon 2011″.
(Ndr) – Buona parte del nostro lavoro giornalistico diciamo “minore” è stata dedicata ai temi trattati dal lettore. La incredibile incapacità di essere soltanto normali colpiva tutti: ormai quasi tutte le città d’Italia e d’Abruzzo sono belle, pulite, arredate, curate, almeno nei centri storici. L’Aquila invece peggiorava di mese in mese, trasandata, buia, sporca, trascurata in modo umiliante e colpevole. Non abbiamo cavato, un ragno dal buco scrivendo queste cose per anni e anni. Diciamo che la città è ormai deceduta (almeno il centro) portandosi dietro il suo squallore estetico. E una quantità di rimorsi.
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