Periferia, desolazione più rifiuti


L’Aquila – Stando a come è diventata oggi la città, oltre che dilatata nello spazio con distanze chilometriche e traffico convulso, moltissimi sono costretti a vivere la periferia, anche se vorrebbero fortemente farne a meno. Una delle aree “obbligatorie” è quella del nucleo industriale di Bazzano, all’interno del quale, incredibilmente mescolati con i capannoni, gli opifici, le fabbriche, le imprese artigianali, si trovano una quantità di uffici. L’insieme è di autentica desolazione, specie quando il tempo cattivo, le nebbie e i grigiori accentuano lo squallore del paesaggio, costellato da pali e tralicci, sezionato da strade spesso sconnesse e sporche, lungo le quali i pedoni sono davvero fuori ambiente: lì si va solo in macchina. Se devi cercare un ufficio, preparati a lunghi giri, e ritieniti fortunato se incappi in qualcuno capace di informarti. Ci sono l’ASM, gli uffici giudiziari, la Camera di commercio e molti altri uffici ospitati in edifici precari, container resi abitabili, strutture colorate, veri e propri capannoni divenuti uffici. Sergnaletica zero o quasi, e non c’è da aspettarsi altro da un Comune che sul piano organizzativo e informativo non brilla, nè, forse, potrebbe brillare più di tanto. Comunque, arrangiati e te le cavi in una mattinata: farai in tre ore quello che nell’altra vita richiedeva sì e no un’ora, pazienza, nessuno può trovare rimedi e bacchette magiche. Rattrista che insieme con lo squallore inevitabile di un paesaggio e di un ambiente nato come area industriale, alberghi una sterminata quantità di rifiuti. Cassonetti vecchi, sfondati, arrugginiti, cumuli di rifiuti e mari di buste di plastica attorno ai cassonetti. Una zona di guerra, o di dopoguerra, non sarebbe peggiore, nè peggiori appaiono le plaghe di guerra dal terzo mondo o dall’Afghanistan che vediamo nei servizi televisivi. Era forse destino che la “città libica” che era L’Aquila quasi ovunque (scassata, sporca, trascurata e spezzettata da decenni di incuria e di negazione dell’estetica e dell’arredo urbano), dovesse divenire una sorta di periferia del nulla, in cui disperati tentano di vivere in qualche modo, cercando una normalità appena sufficiente per scacciare l’ipocondria, la depressione che colgono sempre più spesso le persone. Forse si potrebbe fare qualcosa di più. Infatti, i mari di rifiuti sono – ironia della situazione sconcia – a due passi dalla sede dell’ASM.


10 Gennaio 2011

Categoria : Cronaca
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