Giovani, tragiche morti
(di Carlo Di Stanislao) – La morte, improvvisa, definita dallo staff medico, per “cause naturali”, suona strana, poiché riguarda un’atleta di soli 17 anni. Sarà comunque l’autopsia, già predisposta, a stabilire le cause esatte. Simona Senoner è stata colta da malore mentre era in albergo a Schonach, una località della Foresta Nera, in Germania, dove avrebbe dovuto gareggiare oggi nella Continental Cup femminile. Uno svenimento all’uscita dalla doccia e la scoperta della compagna di stanza diversi minuti più tardi. Il medico della squadra azzurra ha cercato di rianimarla con la respirazione bocca a bocca, ma quando è arrivata in ospedale, a Friburgo, Simona è entrata in coma, spirando alle 18 di ieri. ”Non c’e’ stato mai nulla di anomalo in lei, era un’atleta pura, una ragazza come le altre della squadra”. Lo ha detto Lidia Bernardi, presidente dello Sci club Gardena, a cui apparteneva la 17enne saltatrice morta ieri in Germania dopo essere entrata in coma a seguito di un malore. ”Simona la sera precedente si sentiva male, aveva la febbre – racconta la Bernardi -.
La mattina e’ andata in bagno e non e’ piu’ tornata. Nel week-end le squadre di salto maschile in gara ad Harrachow e la combinata nordica in gara proprio a Schonach, stanno gareggiando con il lutto al braccio, mentre Il Presidente Morzenti, il Consiglio federale e tutta la Fisi s si sono detti alla mamma Brigitte, al papà Osvald e al fratello Christian. La ragazza, nata il 13 giugno 1993 a Bolzano, saltava da quando aveva 9 anni e debuttò nella Continental Cup nel gennaio 2006. Nel febbraio 2008 aveva partecipato al Junion World Championships in Polonia, a Zakopane, e si classificò decima. Pochi giorni dopo giunse quarta negli Opa-Games a Bois d’Amont. Il suo miglior risultato nella Coppa del Mondo è un 15esimo posto nella gara di Dobbiaco del 2009. Ai Campionati italiani juniores ha vinto due medaglie di bronzo, nel 2009 e nel 2011. Le compagne di squadra, ancora sconvolte dalla’accaduto, ne hanno ricordato il carattere dolce e tenace ed hanno coniato una bella frase per salutarla: “Ora che sei diventata un angelo, vola”. In una lettera, le compagne di squadra della Val Gardena (Lisa Demetz, Elena Ruggaldier, Evelyn Insam, Barbara Stuffer, Roberta D’Agostina e Veronica Gianmoena), hanno scritto: “Con questo ultimo volo sarai per sempre nel cuore della squadra”. E oggi, l’amica del cuore, compagna di stanza e gardenese anche lei, Evelyn Insam, gli ha dedicato il settimo posto ottenuto nel salto, gara che è stata invece disertata da Lisa Demetz, Veronica Gianmoena e Nadine Kostner, che dovrebbero essere già di ritorno in l’Italia. Pensando a questa tragedia, viene in mente la morte, altrettanto straziante ed inattesa, di Caroline Lois Benoist, 26enne addestratrice di animali nella serie di film di Harry Potter, morta a causa della’influenza da H1N1, 4 giorni fa, in Ighilterra. L’influenza di quest’anno è di due tipologie, comunemente definite “australiana”: ceppo A “H3N2 Perth” e ceppo B “Brisbaine”. Ad esse, si aggiunge, come accennato sopra, il virus “H1N1″, che l’anno scorso suscitò il panico in mezzo mondo. Il picco infuenzale è previsto tra fine gennaio e inizio febbraio. Secondo le stime ministeriali saranno circa 5.000.000 gli italiani che finiranno a letto con l’influenza, che quest’anno causa anche fastidiosi problemi intestinali, oltre a tosse, febbre, nausea, diarrea, cefalee etc. Naturalmente i sintomi appena citati non valgono per tutte le persone, ma variano da soggetto a soggetto. Inoltre L’influenza di quest’anno colpirà soprattutto i bambini e molti giovani, oltre agli adulti meno attento, risparmierà invece molti anziani, che hanno già maturato anticorpi, ma che rischiano, quelli naturalmente colpiti dall’influenza, maggiori complicazioni. Ma, ritornando alla giovane saltatrice italiana, morta non per lo sport e nonostante lo sport, vengono in mente altri casi tragici, come quello di Denis Zanette, ciclista di 33 anni accasciatosi al suolo dopo una seduta dal dentista, a Pordenone, e poi ricoverato in coma per un’altra lotta perdente con la morte, nel 2003. O ancora Dani Jarque, capitano dell’Espanyol strocato da un infarto, nell’estate del 2009, nella sua stanza del ritiro di Coverciano, mentre era al telefono con la moglie. E, ancora, la tragedia in piena notte di Fabrice Salanson, crollato ai piedi del suo letto all’età di 23 anni, alla vigilia del Giro di Germania. La lista nera delle morti nello sport è lunghissima, se si va nel campo dell’attività agonistica. Per non parlare della tragica storia di Antonio Puerta, giocatore della nazionale e del Siviglia, crollato in campo nel 2007 durante una partita col Getafe, che sconvolse tutta la Spagna. Ancora, fra i casi più famosi, Reanato Curi, morto durante una Perugia-Juve e quello di Marc Foè, ventottenne centrocampsta del Camerun, stroncato da un arresto cardiaco in una partita di Confederations Cup nel 2003. Poi ci sono, come ricorda Leggo Sport, dei tanti casi di atleti dilettanti portati via alla vita e allo sport su un campetto di periferia. Famosi o anonimi, ma legati da un tragico, inspiegabile, insensato destino comune.
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