Macerie, tutto peggio che nel 2010: 70 anni previsti da Legambiente non bastano più


L’Aquila – IL RITMO DI RACCOLTA E’ MOLTO PIU’ RIDOTTO – (di Gianfranco Colacito) – No, 70 anni non bastano più. Erano quelli previsti da Legambiente nel 2010 per completare, al ritmo del 2010, la raccolta delle maceie nel cratere sismico, 56 comuni. In questo cratere, la parte del leone la fa ovviamente L’Aquila, il cui familiare panorama urbano è cambiato. Ci sono i vuoti dei crolli, e ci sono quelli dei palazzi demoliti. Uno per tutti, quello di fronte all’edicola del palazzo di giustizia. Dunque, le macerie aumentano e ancora aumenteranno. C’è piazza d’Armi, con tanti altri luoghi sedi di cumuli di detriti e pietre. E resti di vite casalinghe frantumate con muri e tramezzi. Nulla di più desolante.

PEZZI DI PASSATO – I 70 anni previsti non bastano più, perchè prima di raccoglievano centinaia di tonnellate la settimana, adesso molte di meno. Restano 4,2 milioni di tonnellate da togliere. Pezzi di passato. Una montagna, ci si potrebbe fare, se fossero tutte accumulate in un solo luogo. In questa ricostruzione cronologica, a 21 mesi dal terremoto, fissiamo alcuni punti e rievochiamo alcune tradite promesse e asserzioni spocchiose. Per esempio quelle dell’ottobre scorso, quando la Struttura gestione emergenza comunicò: “Il gruppo di coordinamento per la gestione delle macerie, insieme ai sindaci del cratere, ha approvato il “Progetto di recupero, valorizzazione e riciclaggio dei materiali derivanti dal crollo degli edifici pubblici e privati, nonche’ di quelli provenienti dalla demolizione degli edifici danneggiati dal sisma del 6 aprile 2009 nella regione Abruzzo”. Lo comunicava il responsabile della Struttura tecnica di Missione, Gaetano Fontana, che spiegava: “Il Progetto e’ realizzato in collaborazione con la Facolta’ di Ingegneria dell’Universita’ dell’Aquila”.

L’EX CAVA TEGES – Cosa ha fatto questo organismo? Tuttora l’unico sito per macerie è – come da 21 mesi – l’ex cava Teges, presso Paganica. Sta lavorando questo organismo? Può darsi, ma risultati non ne ha prodotti, perchè tutto è esattamente come 21 mesi fa. La gestione delle macerie spetta ai comuni, proclamò la Protezione civile a suo tempo. I comuni non hanno gestito alcunchè di emergente, a cominciare da quello dell’Aquila. Infatti, ripetiamo fino alla monotonia, l’unico sito è l’ex cava Teges. Affari e fiumi di denaro per le macerie? Sicuramente non ci sono stati, perchè la raccolta è minimale, ma non ci sono state nemmeno soluzioni “pulite” e risultati. Ergo, i 70 anni previsti, come dicevamo, dovranno essere 80 oppure 90. Forse di più. Del resto, parlano i numeri: di 31 milioni disponibili, spesi soltanto 3. Non si fanno le cose neppure quando sono pagate, quando c’è il denaro.

IL RIGORE DI STEFANIA – La ministra ambientale Stefania Prestigiacomo nel marzo 2010, evidentemente disinformata, oppure, vogliamo credere, presa in giro, criticò l’inefficienza degli enti locali, e annunciò – imprudenrte o ingenua – che “avrebbe preso in mano la situazione”. In mano ha preso forse altre situazioni, diciamo così, non certo quella aquilana. Oggi si torna a valutare l’idoneità di 6 siti già identificati dai tecnici a gennaio: Barisciano, Goriano Sicoli, Pizzoli, Capestrano e Isola del Gran Sasso». Sulla questione della rimozione delle macerie de L’Aquila “si è fatto squadra al di là delle polemiche sollevate da chi purtroppo ha tentato di strumentalizzare questo problema ma che è stato anche un autogol”. La donna che ci ha valorosamente liberati dalle buste di plastica, dovrebbe meditare oggi su una città e altri 55 comuni terremotati, letteralmente sepolti dalle macerie. Lo starà facendo? Ricordereà ciò che le hanno fatto dire, dopo averle fornito un casco rosso adatto ai suoi capelli biondi?
Si valuta l’idoneità di altri siti, ma chi sta valutando, e quanto ci vorrà ancora per esprimere una decisione su tali siti? Tutti preferiscono dribblare l’argomento, girarci intorno, rinviare, titubare: infatti, rimane l’ex cava Teges, come nell’aprile 2009, e nessun altro sito. Repetita iuvant.

LEGAMBIENTE avanzò 7 proposte finalizzate alla rimozione immediata delle macerie che consenta a L’Aquila e ai 55 comuni del cratere di “uscire dalla paralisi e avviare finalmente la ricostruzione”:
• Stabilire numeri certi sul quantitativo di macerie da rimuovere da L’Aquila e dai comuni del cratere.
• Stanziare le risorse necessarie per la rimozione delle macerie, prevedendo adeguati finanziamenti e procedure rapide di trasferimento ai Comuni.
• Definire per i Comuni del cratere procedure certe, attuabili e verificabili, per l’attività di rimozione delle macerie e l’avvio agli impianti di stoccaggio e trattamento.
• Identificare e allestire i centri di stoccaggio temporaneo.
• Garantire la presenza di impianti di selezione e trattamento degli inerti nei siti di stoccaggio temporaneo.
• Dare piena e immediata attuazione nella Regione Abruzzo alla legge 203/03 che prevede l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di prevedere negli appalti almeno il 30% di materiale edile da riciclo.
• Dotare la Regione di uno strumento di pianificazione sulle attività estrattive (Piano Cave) in modo da contenere la proliferazione di nuove cave.

PIETRE SCOMPARSE – Quanto avete letto risale a diversi mesi orsono. Che si sappia, non ha avuto seguito sul piano pratico, perchè effetti non ne vediamo e non ne vede nessuno. La sola certezza è che oggi, gennaio 2011, scusate le ripetitività, il solo sito in funzione (sempre meno) è l’ex cava Teges. Frattanto, migliaia di pietre e frammenti di pregio sono andati persi, o sono stati rubati. Un danno culturale irreparabile. Ma forse chi ha rubato fregi, frammenti, brandelli di sculture, almeno li ha salvati e in qualche modo li utilizza, dando loro un’altra vita chi sa in quale villa privata e dove. Il nuovo medio evo che ci è piombato addosso, incupito da inettitudini, inerzie, assenza di idee e pulsioni culturali, venato da appetiti insani di denaro e affari, è peggio di quello storico. Almeno in quei tempi lontani secoli e secoli, c’erano dotti e pazienti scrivani che a lume di candela salvavano opere letterarie, poesie, codici, da consegnare ai posteri. Cioè a noi. Forse dovevano risparmiarsi la buia, titanica fatica anonima.


06 Gennaio 2011

Categoria : Cronaca
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