L’opinione -L’Aquila, città senza futuro?


L’Aquila – (di Flavio Colacito, psicopedagogista) – DISAGIO E CONFUSIONE PER I GIOVANI – (Foto: Flavio Colacito e, sotto, il traffico diurno lungo la baraccopoli di viale Croce Rossa) – Si è chiuso un drammatico 2010, si è aperto un dubbioso 2011. Sì, perché a quasi due anni da quel maledetto 6 aprile 2009, dopo un’ incredibile ondata mediatica che ha fatto conoscere la città dell’Aquila al mondo intero in un momento di dolore devastante per tutti, sembra che per il capoluogo d’Abruzzo le ali debbano rimanere spezzate da polemiche ed inefficienze.
Non si assiste a un giorno che non passi tra livori e rinfacci tra comune e istituzioni varie, come è avvenuto di recente con la Caritas, uno scaricabarile continuo che vede rimetterci solo il cittadino, tartassato da mille problemi economici, lavorativi, sociali, identitari.
Allora viene da chiedersi: ma i nostri rappresentati politici vogliono o no la rinascita della città? Hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni? Si ha voglia di ricostruire o di alimentare sterili polemiche? Dubbi, tanti, tanto da rappresentare il vero ostacolo ad ogni forma di rinascita che tiene lontano la gente, stanca del vuoto totale che sembra essersi impadronito della realtà cupa che circonda L’Aquila.
Invece di seguire la strada delle certezze, fatta di progetti concreti al servizio della popolazione oggi vittima di una dispersione peggiore dello stesso terremoto che ha inghiottito case ed edifici, oggi noi assistiamo al teatrino delle tasse che, per carità vanno restituite, ma sarebbe altrettanto giusto definire una volta per tutte come, in quali tempi certi, secondo quale emendamento.
E invece cosa succede? Che si è ottenuta una proroga di sei mesi.
E come? Alzando la voce, facendo la figura dei mendicanti a Roma.
Ora, è mai possibile che in un momento così delicato per un territorio martoriato non si debba cercare di intraprendere una direzione simile a quella percorsa in altre circostanze legate ad eventi catastrofici? Può la collettività del cratere restituire le tasse, sia anche al 40%, a partire da luglio 2011? Ma siamo proprio sicuri che questo continuo tira e molla garantirà la rinascita del comprensorio aquilano dove i tributi ordinari si stanno comunque versando? Dare una risposta non è facile.
Non lo è , se a questo nodo della restituzione di tasse e tributi si aggiunge quello dell’emergenza lavoro, del ricorso esasperato alla cassa integrazione straordinaria, che sta mettendo in ginocchio l’aquilano e la Valle Peligna.
La Finmek è candidata alla chiusura, causando la perdita di 208 posti di lavoro in città, più 140 in Valle Peligna, senza che ci sia stato un sia pur minimo interessamento da parte del Governo, senza una strategia aziendale mirante al rilancio produttivo tramite nuove commesse.
La cultura? Ma come, si è sempre sostenuto che L’Aquila doveva riporre ottime speranze nell’Università e, guarda un pochettino , all’Ateneo vengono sottratti 2,5 milioni di euro da parte dei ministeri di Economia e Istruzione, o almeno così sembrerebbe.
La viabilità, poi, meglio non parlarne, visto lo scandalo di Via Mulino di Pile dove, tra buche grosse come crateri, ristagna addirittura l’acqua fognaria scaricata direttamente in strada, senza contare i quintali di immondizia che fanno bella mostra attorno ai cassonetti, agli incroci bui, al degrado di Viale della Croce Rossa, all’impossibilità di percorrere i marciapiedi invasi da auto, sporcizia e quant’altro, allo spettacolo osceno del campo antistante la basilica di Collemaggio ridotto a palude, continuando con l’incuria del verde pubblico tra erbacce, rovi, rami spezzati, sassi e pietraie.
Ma in fondo c’è il turismo, c’è il Gran Sasso, la neve, la funivia che ancora non apre, dopo ben 254 giorni, u bloccata da lavori di straordinaria manutenzione ( tanto “straordinari” da essere stati fatti a cavallo tra autunno e inverno), mentre le festività natalizie sono trascorse dirottando altrove sciatori e vacanzieri invernali.
Adesso, con i 300 mila euro che il Governo darà al Comune, c’è da augurarsi che il progetto di rilancio del bacino turistico del Gran Sasso aquilano possa finalmente recuperare la gestione totalmente fallimentare degli anni passati, rimediando ad una mancata crescita economica e turistica della zona che non si è riusciti mai a fare, questo in considerazione delle potenzialità nettamente superiori di Campo Imperatore per l’innevamento delle piste in quota, dove è possibile sciare ben oltre la stagione.
Ma avverrà tutto senza intralci? O si assisterà, ancora una volta, all’ennesimo battibecco fra il Sindaco Massimo Cialente e il Governatore Gianni Chiodi perché i soldi non sono arrivati? La gente ha bisogno di ritrovare la fiducia nelle istituzioni, una fiducia che statisticamente a livello nazionale comincia a vacillare, troppo compromessa dalle diatribe intestine a cui nulla o poco segue.
Certo è che una legge speciale per L’Aquila avrebbe garantito obiettivi chiari in tempi certi, se solo si fosse voluto , assieme ad un rilancio socio-economico collegato ad una zona franca vera, che pare al momento confusa, limitata.
L’Aquila ha bisogno di interventi urgenti, di recuperare il suo patrimonio artistico che è anche il biglietto da visita che la città offre al mondo, evitando di diventare la nuova Pompei del duemila, scongiurando il ridimensionamento dell’Università tra i pericoli imminenti
Gli studenti sono in calo rispetto al 2009, non hanno servizi, mancano i posti letto, non si sentiranno più motivati a rimanere se non verrà loro garantita una vita universitaria decente, con trasporti efficienti e luoghi di aggregazione, mense, cose che è possibile trovare presso altri atenei limitrofi, andando ad intaccare un’economia un tempo fiorente, anche se troppe volte sottovalutata e sommersa.
Per finire, un pensiero ai giovani della città.
La vita non può limitarsi alla frequentazione dei centri commerciali, così come non si può pensare che assieme ad essi Viale della Croce Rossa, nel suo completo degrado, diventino i luoghi di un’aggregazione che non c’è e mai potrà esserci, frutto dell’improvvisazione che nel tempo produce solo disagio, sbandamento, confusione.
Per loro, le istituzioni devono abbattere gli steccati delle divisioni ideologiche e concorrere unitamente nel raggiungimento di importanti traguardi e reali conquiste per il futuro che essi rappresentano.
La gestione dell’emergenza è stata lodevole, ma l’emergenza non è possibile viverla a distanza di quasi due anni, altrimenti diventa sopravvivenza.


06 Gennaio 2011

Categoria : Cultura
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