Un ricordo di Celaia per chiarezza
L’Aquila – Da Emidio Di Carlo, giornalista indipendente, (nella foto) riceviamo: “Per il giusto ricordo: su Remo Celaia”. Era stata la figlia, Dorina, a comunicarmi con una telefonata che la figlia, Francesca, avrebbe discusso la tesi di laurea, in quel di Teramo, sullo zio Remo. Purtroppo, precedenti impegni non mi consentirono di essere presente. Chiesi però – purtroppo senza risposta – di poter conoscere il testo.
Il silenzio è stato però rotto da una mezza pagina su carta stampata dove il nipote, Valter Capezzali, ha tracciato, a suo modo un ricordo dello zio a quarant’anni dalla morte; ricordo pubblicato nell’introduzione ad un libro (One Group Edizioni) che avrebbe dato spazio anche a “ricordi e testimonianze di allievi ed estimatori”.
Da allievo ignorato – ed è chiara la ragione – mi sono fermato al contenuto dell’”introduzione”, mosso dalla curiosità di rileggere l’avventura editoriale degli anni Sessanta-Settanta; soprattutto da quando l’”informazione del capoluogo” sulle pagine del quotidiano romano passò dalla “Professionalità” di un suo storico “redattore”, profondo conoscitore della realtà aquilana, a quella di un collega romano che, in forza del suo peso nella redazione della capitale, aveva individuato nella redazione aquilana un propria sede ideale, soprattutto per i facili collegamenti offerti dalla nuova arteria autostradale tra L’Aquila e Roma. Una scelta questa tanto più utile dal momento che si poteva contare su un gruppo di collaboratori affiatati che il “Maestro” aveva radunato intorno a sé nel corso degli anni.
Ciò che accadde 45 anni fa al momento del “rifiuto” al trasferimento di Remo verso la Puglia e, quindi, alla “rinuncia” e alla conseguente uscita dal giornale resta un capitolo ancora tutto da scrivere.. Dopo il primo telegramma di protesta che firmammo in tanti, seguirono, infatti, ripensamenti, “promozioni” ed “opportunistiche presenze” che sembrano aver anticipato la politica dei nostri giorni nel Governo Nazionale.
Non so quanti “allievi” abbiano seguito la successiva avventura giornalistica romana del “Maestro”. Di certo, nel ’67, in uno dei primi giorni del mio tour di nozze, nella sede RAI di Via Teulada, dove era chiamato a realizzare il “Notiziario per gli italiani all’estero”, potei leggere nel volto del “Maestro” la gioia per l’incontro e la tristezza per la nuova sistemazione. Nel pranzo che seguì cercai di sollecitare il suo vecchio orgoglio di combattente, affinché tornasse a L’Aquila per costruire un giornale in grado di offrire una vera informazioni libera e di sostegno ad una città che, a breve, doveva fare i conti con la Regione nascente e la scelta del capoluogo.
I miei impegni nella Scuola del Libro di Urbino (con i tanti fruttuosi incontri con Nicola Ciarletta, “l’intellettuale che amava L’Aquila”), in cui era appena stato istituito un corso para-universitario di grafica e microincisione, la contemporanea residenza con la formata famiglia a Parma, furono la ragione di un “silenzio” che venne rotto da una telefonata, nel corso della quale, con battuta davvero goliardica, il “Maestro”, mi “rimproverava di essere ancora fuori di L’Aquila mentre si stava lavorando per il primo numero di “L’AQUILASETTE”. Inutile dire che, dopo questa telefonata, i tragitti di fine settimana L’Aquila-Urbino, Parma-Urbino-L’Aquila e viceversa divennero continui; almeno fino al ripristino della residenza in L’Aquila dove non rimasi certamente estraneo ai fatti che seguirono alla scelta del capoluogo nel primo Consiglio Regionale del 1971.
Le cariche dei celerini dalla Villa Comunale ai Quattro Cantoni, la furia della popolazione, contro i partiti per il “diritto negato” ora appaiono un’anticipazione storica di quanto va accadendo dopo il terremoto del 6 aprile 2009. L’ assetto urbanistico-immobiliare è crollato stante la mancanza di opere di sicurezza, i politici e gli amministratori non riesconpo ad imprimere una vera svolta nella ricostruzione. Tutto è nelle mani del Governatore della Regione e dei Commissari nominati, “ad arte” dal Palazzo Centrale. Un esercito di vicecomissari esterni o di periferia dell’Aquilano, amministratori dei Palazzi interni (dal Comune alla Regione) percepiscono indennità di carica (spesso doppie) e con rimborrsi di vario genere. Nel mentre la stragrande parte della popolazione terremotata, resta senza casa, con lavoratori in cassa integrazione, imposizione del recupero totale delle tasse sospese, ecc.. Tutto questo non è oggetto di statistiche e l’informazione appare una continua rincorsa ad autodichiarazioni di parte che lasciano il tempo che trovano.
Se il Presidente del Consiglio avesse avuto veramente a cuore il futuro del capoluogo aveva a portata di mano l’uomo giusto: il Sottosegretario alla Presidenza, il giornalista Gianni Letta, di origine marsicana, cresciuto all’interno del quotidiano romano del suocero, il senatore Renato Angiolillo.
Chiudo sul ricordo di Celaia. Non voglio andare oltre la nascita di “L’AQUILASETTE” e la fine, ingloriosa, di “ABRUZZOSETTE” dopo la morte del suo fondatore; si ridesterebbero momenti di rammarico, fors’anche di di nervosismo per i comportamenti, non condivisi (da cui il mio distacco), di quanti ereditarono il settimanale”. Aggiungo però che oggi, a seguito della terribile notte del 6 aprile 2009, l’assenza del giornalista aquilano si fa davvero sentire. Senza nulla togliere alla professionalità di un successivo professionista nella redazione aquilana del quotidiano romano, non si capisce ancora come mai a Guido Polidoro sia stato dedicato un Premio di Giornalismo ed a Remo Celaia una semplice stanza nello Stadio Fattori.”
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