Sevel, che enigma gli anni a venire…
Atessa – (di Gianfranco Colacito) – INQUIETA I SINDACATI IL FUTURISMO DECISIONISTA DI MARCHIONNE – Il 2011 spunta ombroso: anzi, sinistramente più tenebre che lanterne sulla più grande azienda d’Abruzzo, e una delle più grandi d’Europa nel settore veicoli commerciali. E’ la Sevel, in Val di Sangro, fino a ieri fiore all’occhiello dell’industria del Mezzogiorno. Ieri, appunto, caterve di furgoni Ducato nuovi di zecca sempre in partenza, notte e giorno, per tutta l’Europa. Era difficile trovarsi sull’Adriatico e non veder passare un interminabile treno merci carico di Ducato, la maggior parte bianchi, il colore evidentemente preferito dai consumatori.
PERTINI E AGNELLI – Tanti anni fa un’inaugurazione solenne, con il presidente della Repubblica Pertini e Gianni Agnelli allora ancora valido e vigoroso: l’Abruzzo cresceva alla grande, l’autostrada adriatica A-14 era stata inaugurata dal presidente Leone non molti anni prima. L’economia andava a gonfie vele, migliaia di operai trovavano lavoro (e ritorno in patria dopo l’emigrazione) nella rigogliosa Valle del Sangro, polo industriale imponente, pieno di aziende tra le quali – novità significativa – la giapponese Honda. Poco più a sud, Vasto e San Salvo, la Magneti Marelli, la SIV e tante altre fabbriche, fino nell’assolato Molise. La parte meno industrializzata del Mezzogiorno diventava una clonazione della agognata Lombardia.
LA CRISI DEL DUCATO – Di recente, la crisi ha “sderenato” anche la potente Sevel, richiedendo cassa integrazione ed eliminazione dei precari, colpendo anche l’importante indotto che accanto alla Sevel trova la sua ragione di esistere. In tutto, 6-7.000 posti di lavoro. Di recente, è ripresa la richiesta dei furgoni, i mitici Ducato, e ripartono treni e bisarche verso il Nord e verso il Sud. Ma il malessere è come i carboni sotto la cenere. Non si vive più tranquilli, e l’abruzzese Marchionne è enigmatico, sorprendente, decisionista come nessuno prima di lui.
DIVIDE ET IMPERA – Sono timori sindacali, per ora, ma anche fatti. I nuovi contratti al di fuori dell’intesa nazionale, il sì di alcuni sindacati e il no pervivace della Fiom Cgil, gli accordi di Pomigliano e di Torino, inquietano tutti, pongono problemi, suscitano polemiche anche molto dure. Lo sciopero del 28 gennaio riguarderà anche la Sevel di Atessa. L’assegnazione della Panda a Pomigliano pone problemi: potrebbe risentirne anche la Fiat di Sulmona. Ma è soprattutto l’incubo di una fine anticipata degli accordi con i francesi (che in Sevel trovano “frutto” appunto con il furgone Ducato) a non lasciare tranquilli sindacalisti ed economisti. Una Fiat firmata Marchionne che guarda agli Stati Uniti, anzichè all’Europa, toglie il sonno. Che sarà dello stabilimento in Val di Sangro?
CHE SARA’ DELLA VAL DI SANGRO? – Nessuno davvero lo sa, perchè mancano impegni e piani industriali. Ammesso che ne esistano diversi da quelli, drammaticamente semplici, delle forbici e dei benserviti. E la Regione non ne ha chiesti ancora alla Fiat. Timori reverenziali, o consapevolezza di non farcela proprio con un colosso come la Fiat. 2011 con molte nuvole, quindi. E fiacchi brindisi di capodanno, anche se il Ducato è tornato ad “acchiappare” il mercato. “Dìvide et impera”, ricordate i romani? La Fiat non lo ha dimenticato e 2.000 anni dopo, parla latino, e guarda oltre Atlantico anzichè oltre le Alpi.
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