Dopo-sisma, attenti alla deriva sociale
L’Aquila -Il prof. Flavio Colacito, psicopedagogista, ci invia il seguente intervento: “In questi ultimi giorni, a due mesi dal tragico sisma, comincia a prendere corpo la parte più difficile della tragedia, il volto oscuro che accomuna i periodi di transizione, di attesa, di incertezza. Le pagine di questo giornale telematico non possono tacere sugli atteggiamenti discutibili di marcata divisione che stanno serpeggiando in alcune frange della società aquilana e tra molti operatori turistici della costa ma, cosa ancora più grave, tra chi fa informazione a livello locale in modo arrogante, come se l’impegno profuso nel descrivere la realtà che tutti stiamo vivendo fosse un compito di pochi eletti giornalisti…il resto? Nulla, o poco più. Sarebbe opportuno ricordare a questi “colleghi” e “colleghe” da “piedistallo” che seguire i vecchi cliché da “puzzetta sotto il naso”, i quali moltissimo hanno nuociuto alla crescita sociale, culturale ed economica della città e del comprensorio nel corso degli anni a tutto vantaggio di personaggi sbiaditi e incapaci, politicamente sponsorizzati, non solo fa venire meno un modello efficace per una reale informazione negli interessi della collettività , ma credendo di offuscare quei professionisti impegnati quotidianamente nella comunicazione e diffusione delle notizie in real time, in condizioni spesso difficili anche se non vengono vistosamente palesate al pubblico come fanno invece certi altri “colleghi” o “colleghe” concittadini, non sono nemmeno di buon auspicio per la rinascita, in quanto essa è figlia della cooperazione e del rispetto verso la gente. In questa sede si tiene a ribadire che nulla è più grave dell’eroismo mascherato da protagonismo, tanto deplorevole nella prassi quotidiana quanto vergognoso in tempi difficili come questi. Ho avuto modo di constatare come certa stampa locale, ribadisco solo una piccola parte, abbia colto al volo l’occasione per sminuire chi, come dimostra la linea conduttiva di questa testata, lavora in silenzio e senza i riflettori puntati “…a miracol mostrare”. Sappiano i menestrelli e le figuranti del giornalismo aquilano e chi ci segue con fiducia che l’impegno nella vita pubblica è di molti, a vari livelli, manifestato con puntualità e professionalità fin dall’inizio di questa brutta storia che è il terremoto, anche nella notte del 6 aprile scorso. Mi è parso di assistere in più di un’occasione ad un utilizzo strumentale della tragedia da parte di certi organi “giornalistici” locali, continuo a sottolineare molto circoscritti, così come ho trovato stupido sponsorizzare in taluni casi l’efficacia di uno strumento d’informazione sciorinando le cifre riguardanti l’elevato numero di contatti ( per i servizi informativi on line), l’evidenza indiscutibile della corsa al successo, l’esserci più che il contenuto, la falsità di un dolore poco credibile nei volti di certe persone, la pretesa di rivolgersi a lettori e spettatori aquilani che sembrerebbero acquisire informazioni solo da loro, i grandi detentori del “successo”, quelli che non sbagliano mai, tanto meno nel momento dell’autocelebrazione edonistica. Questa giornale telematico è dalla parte della gente, del popolo, e riconosciamo solo l’efficacia di un informazione pluralista, democratica, collaborativa, che sia in sinergia con tutto e con tutti, senza la pretesa di essere i migliori come qualcuno o qualcuna fa. A voce elevata si continuerà a difendere la scelta di chi ha trovato rifugio sulla costa, purchè nel possesso dei requisiti, perché si tratta di servizio offerto alla collettività, quindi anche a quelle persone che hanno preferito le tende e che oggi contestano gli sfollati che si trovano al mare, non certo a fare una vacanza come qualche demagogo da strapazzo va dicendo. Massimo rispetto per chi invece non ha avuto altra scelta, ma che proprio in virtù di ciò, polemiche non ne fa, in quanto tempo da impiegare in queste fomentazioni non ne ha. Totale disaccordo con gli albergatori che fanno sentire un peso i terremotati, in quanto anche in considerazione della crisi economica internazionale, sembrerebbero aver perso grandi guadagni in mesi di magra totale come aprile o maggio: per loro ci sono adeguate retribuzioni garantite dal Governo e dalla Protezione Civile, con alberghi che mai avrebbero riempito per così lungo tempo. La solidarietà per quelli che ci credono non è un rinfacciamento continuo, non è polemica sterile, non è demagogia, meno che mai un infantile autocelebrazione rituale: è cultura della vita”.
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