Le brutture nascoste del terremoto
L’Aquila -Un lettore invia la seguente composizione (firmata) : “L’Aquila bella è, yu corsu pure yu tè, è sempre popolata de quatrane,……..
Questa canzone mi ha accompagnato negli anni della mia infanzia ed era mia madre che la canticchiava in casa. Il 7 febbraio mia madre ci ha lasciato. Solo dopo appena due mesi come tutti ben sappiamo, il tremendo terremoto di colpo ha cancellato tutti i nostri sacrifici, le illusioni, le delusioni……, tutto.
Di colpo la distruzione, la desolazione, la morte, il pianto, la rabbia, la rassegnazione, la speranza…. L’Aquila bella me è completamente distrutta e yu corsu desolante, completamente deserto, non è popolata de quatrane ma percorso solo dai mezzi di soccorso. Sin dal primo giorno c’è stata una vera e propria gara di solidarietà, aiuti con uomini e mezzi da ogni parte d’Italia. L’emergenza ha comportato situazioni a dir poco paradossali, di difficile gestione per chiunque. La voglia da parte di ognuno di noi di ribellarsi o di criticare questo o quell’atteggiamento veniva accantonata perché il momento non lo richiedeva, bisognava rimboccarsi le maniche e collaborare ancor prima di criticare. Però con il passare dei giorni, man mano, ci si rendeva conto che la gestione, come ogni cosa accade in Italia, era del tipo clientelare, e per di più delle peggiori. Perché ?
Perché si è giocato sulla pelle di cittadini provati da questa triste esperienza.
Esperienza che per alcuni giorni, o forse solo poche ore, ci ha messo tutti sullo stesso piano, salvo poi, grazie ai nostri “politici di rango” siamo stati da subito ridiversificati in base all’appartenenza a questa o a quella parte politica, all’amico o al nemico di turno e non in base alle esigenze del momento. Abbiamo così assistito alla consegna di tende a singole famiglie da allestire nei giardini di casa o alla consegna di viveri di prima necessità a chi non ne aveva nessuna necessità. Abbiamo avuto modo di assistere a veri e propri assalti, del tipo a Fort Apache, per depredare e svuotare i furgoni che trasportavano gli aiuti.
Nel territorio in questione, che non sarà citato, per evitare strumentalizzazioni di sorta, non si sono registrati danni di rilievo a persone e a cose (così sembra, si dice…) Abbiamo avuto una tremenda fortuna e non ce ne siamo tutt’ora resi conto, tant’è che con la solita ignoranza che ci contraddistingue abbiamo assistito a scene da terzo mondo. Che cosa avranno pensato gli uomini della Protezione Civile e che cosa avrebbero pensato i nostri conterranei di Onna, Paganica, S. Gregorio, ecc. ecc. che hanno visto le proprie case a terra e i loro cari defunti ? Certo la gran paura l’abbiamo avuta pure noi, ma non è stata tale da giustificare simili comportamenti.
Oltre agli assalti a Fort Apache di cui sopra, abbiamo assistito, ahimè, a liti tra gli amministratori comunali per privilegiare i propri elettori e il tutto sotto gli sguardi increduli e sbigottiti degli uomini della Protezione Civile.
Campi di accoglienza che sono stati gestiti con strane priorità e non in base alle reali esigenze della popolazione. Alcuni campi hanno visto la luce di riflesso da altri campi: laddove avanzavano alcune tende, alcune brandine, alcuni w.c., venivano, grazie al “buon cuore” di qualche compaesano, dirottate verso campi di minore importanza perché senza il tutor politico.
Verso questi campi di minore importanza persino l’impianto elettrico è stato realizzato dopo un mese circa, quando le tende stavano per essere ormai sgomberate.
Qualcuno ha persino assistito a qualche amministratore che, nottetempo, sceglieva i vestiti tra quelli destinati alla popolazione e sempre nottetempo riempiva il bagagliaio della propria autovettura di generi alimentari. Si sono persino accorti dell’ ADSL che non è presente nel territorio solo perché la Protezione Civile aveva difficoltà a connettersi alla rete per trasmettere i dati e lavorare alla pari con altre realtà locali, nonostante la popolazione avesse più volte sollevato la necessità di avere tale linea.
Una gestione vergognosa, forse ancor più, che non sappiamo quali speranze potrà garantire in seno alla tanta agognata ricostruzione che ci auguriamo non passi attraverso questi professionisti della politica che da questa immane catastrofe, così come per i nostri concittadini, avrebbero dovuto ricevere il giusto insegnamento.
Un bagno di umiltà, farci ritornare tutti con i piedi per terra, senza presunzione e invece… più forti persino del terremoto. La prosopopea invece è aumentata e in preda ad un delirio di onnipotenza i “nostri salvatori” camminavano ad almeno due metri da terra, mentre i poveri comuni mortali dovevano genuflettersi ai loro piedi per chiedere e sperare che ciò che a loro spettava e spetta di diritto gli sarebbe prima o poi toccato per loro concessione. Ora non avendo pesato sulle spalle dello Stato come molti che hanno bivaccato sulla costa alla modica cifra media di 40,00 euro al giorno a persona oppure come coloro che hanno bivaccato nelle tendopoli ufficiali, non ci resta che fare la richiesta per ottenere l’assegno di 100,00 Euro… che amarezza!”. (nella foto: panorama dell’Aquila “bella mè”)
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