Dicembre, due anni di terremoti
L’Aquila – (Foto: sopra una faglia visibile anche in superficie in una cava presso Paganica, e sotto il prof. Boschi firma per la sede dell’INGV a L’Aquila) - Dicembre 2010, dicembre 2008: due anni di terremoti, culminati nell’aprile del 2009 con la scossa 5,8 Richter e la sequenza successiva, ricca di eventi superiori alla magnitudine locale 5. Le ultime scosse, fino a 2,1 Richter, sono del 24 dicembre, ieri. Il fenomeno, quindi, non può dirsi esaurito, benchè si possa ritenere in esaurimento dall’intensirà minore delle scosse e dalla minore frequenza. Storia che conosciamo e di cui portiamo segni indelebili. E’ bene, per le memorie labili, che il primo sisma avvertito dalla popolazione avvenne nell’Aquilano il 14 dicembre 2008: è singolare che storie e riassunti ufficiali (ormai tanti, troppi secondo alcuni) dimentichino cocciutamente quella data. Sarà anche perchè in troppi sono soliti prelevare acriticamente i dati e ripeterli senza verificarne l’esattezza. L’arte del copiare gli altri per allevare la propra fatica è di antica data…
I terremoti aquilani hanno almeno due anni, quindi, e il fenomeno, preso nel suo insieme (volendogli dare una dimensione temporale che neppure ha molta validità ) è quindi più corposo e significativo di quanto vogliano farci credere. Specie alla vigilia di un processo in cui sotto accusa potrebbero essere illustri scienziati. Illustri quanto smemorati? I fenomeni sismici avvertiti nel dicembre 2008 portano dritto a quelli drammatici avvenuti a febbraio, marzo e infine aprile 2009. Ora sappiamo che erano drammatici, e non solo per la loro preoccupante intensità , anche quelli di gennaio e febbraio.
Ma c’è di più e anche su questo gli annali uffciali cocciutamente vogliono tacere o occultare dei fatti. I terremoti nell’Alta Valle dell’Aterno, fino a Montereale, nella Laga (specie in zona Campotosto) e nell’alto Reatino (Amatrice) erano in atto almenodal 2005-2006. Consultando bollettino sismici, ma anche la popolazione della zona, si ha la conferma di frequenti scosse in quelle zone, qualche volta anche piuttosto forti (superioria 3,5 ml), secondo una frequenza piuttosto bassa, a distanza di settimane o mesi. I rilievi strumentali dicono che i fenomeni di bassa magnitudine erano invece molto più frequenti e persistevano da anni. Il collegamento sismico tra Aquilano, Reatino e territori umbro-marchigiani è storicamente documentato e accertato. Andò proprio così anche nel 1703, quando forti scosse interessarono Leonessa e altri centri che oggi appartengono alle province di Rieti e Ascoli.
I terremoti di cui parliamo, prima del dicembre 2008, venivano avvertiti e creavano paura a Montereale, Cagnano, Pizzoli, Barete, Capitignano e su fino ad Amatrice. Centri secondari, forse, e per questo non finivano sempre sui giornali, anche perchè sindaci e forse operatori interessati nonavevano interesse a danneggiare tristicamente le precarie immagini dei loro territori. La scienza era distratta, e come sempre incline a spegnere allarmi e psicosi. Il che è anche un ottimo atteggiamento, ma solo quando è possibile attuarlo. Quando c’è un rischio, le cose debbono prendere un’altra piega. Se così fosse stato già da allora, forse per L’Aquila e altri centri sarebbe andata meno disastrosamente. Quanto meno sindaci e protezione civile si sarebbero attrezzati e preparati. Invece ad aprile erano ed eravamo tutti a zero: come in una zona non sismica. Uno degli errori più drammatici commessi da tutti, dal primo all’ultimo dei politici di ogni livello. Nè un’area di sosta, nè una concreta iniziativa, edifici a rischio, alcuni ad altissimo rischio e nonostante ciò utilizzati. Edifici costruiti male, pesanti e fragili (poi crollati), scuole non sicure, una quotidiana resa nella speranza che non accadesse. Che il periodico appuntamento con i terremoti, così fortemente attestato dalla storia, fosse stato rinviato. La natura avvertiva da anni. Poi l’appuntamento è stato mantenuto. L’Istituto di geofisica INGV decide di aprire una sede a L’Aquila, nel centro storico, e qualche mes fa il presidente Boschi arriva per firmare. Pochi intimi alla cerimonia: meglio tenere a distanza giornalisti (come noi) che farebbero domande imbarazzanti e riceverebbero risposte di routine, sempre le stesse, fatte in serie.
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