L’opinione – Arresti preventivi per una difficile uscita di scena


(di Carlo Di Stanislao) – Evidentemente ignorano i fondamenti della Costituzione Italiana sia Mantovano, che, da sottosegretario ascoltato dal capo del dicastero Maroni, propone di estendere il Daspo alle piazze, sia Gasparri che vorrebbe arresti preventivi come nelle retate del 7 aprile del ’79 o, ancor meglio, nel ventennio fascista. “Con la consueta finezza argomentativa Gasparri propone una riesumazione dell’arresto preventivo che è annuncio di fascismo – ha detto il leader di Sel Nichi Vendola al programma In mezz’ora-, soprattutto quando parliamo di movimenti sociali che vivono in situazione di antagonismo senza rete. Gasparri – aggiunge – all’età di questi ragazzini aveva una attitudine a una violenza teppistica che forse ha dimenticato. Questo Parlamento non è la cattedra giusta per fare critica alla violenza”. La linea dura e priva di dialogo infuoca il clima già aspro e rende gli animi ancora più inquieti. Su Repubblica la reazione di Roberto Saviano – che dopo gli scontri scorsi aveva avviato un serrato dibattito con gli studenti sul quotidiano e su sito, il quale dice: “Le ricette del Governo contro i manifestanti sono follie autoritarie” e continua: “Vogliono risolvere la questione come un problema di forza da affrontare senza dare risposte, ma solo repressione. La piazza non è uno stadio, nè i cittadini sono ultras scalmanati da reprimere”.Venerdì l’Associazione nazionale magistrati aveva espresso preoccupazione per l’invio di ispettori da parte del ministro Alfano che ha chiesto accertamenti sulla scarcerazione dei 22 manifestanti arrestati “Siamo di fronte a un’indebita interferenza nello svolgimento dell’attività giudiziaria che rischia di pregiudicare il regolare accertamento dei fatti e delle responsabilità dei singoli” avevano scritto in una nota Luca Palamara e Giuseppe Casci. Dal canto loro gli studenti annunciano una nuova manifestazione per mercoledì 22, quando in Senato sarà votato il ddl Gelmini sulla riforma dell’università, il cui iter riprende oggi, dopo la vittoria di misura di Berlusconi. “Quel che è successo il 14 non ci ha fermato – spiega l’Unione degli Studenti -. Il nostro obiettivo saranno i palazzi del potere, la zona rossa. Sarà un assedio”. Walter Veltroni propone una “pacificazione”: “C’è un clima difficile e teso. Torno a ribadire la necessità di garantire la legittima protesta degli studenti e insieme la sicurezza dei cittadini e il difficile lavoro delle forze di polizia. Propongo che il prefetto convochi i responsabili dell’ordine pubblico e gli studenti, per fare in modo che le manifestazioni legittimamente convocate si svolgano in un clima civile, isolando provocatori e violenti”. Più sibillino Massimo D’Alema, che risponde a distanza a Mantovano-Maroni e Gasparri e ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, alla domanda se prevede che, nei prossimi mesi, possa succedere qualcosa di serio, dice: “Bisogna stare molto attenti, perché l’interesse alla violenza è un interesse dei gruppi violenti, ma potrebbe diventare anche un modo di chi è al potere di rafforzare il proprio potere. È un gioco che abbiamo già visto anche nel passato”. E mentre continuano provocazione e reazioni, pantomime e balletti, a rischio sono i soliti: coloro che protestano e quelli che, con tutti i mezzi, sono comandati ad arginarli. Stiamo vivendo il tempo più duro, l’uscita di scena del Protagonista che in ogni pièce estenua gli spettatori e impedisce alla commedia di avere una conclusione. Infatti lui non può svanire come gli altri, perché è la star, perché ha tante cose da aggiustare, perché non può andarsene da sconfitto, perché non ha eredi, perrchè serve all’Italia, come se non l’avesse prostrata abbastanza. In un Paese normale, scrive Angelo Panebianco, politologo ed editorialista moderato del Corriere della Sera, “l’uscita di scena di un leader non crea sconvolgimenti, le istituzioni favoriscono la formazione di governi stabili a prescindere dalle persone”. In Italia, prosegue Panebianco, l’assenza di istituzioni che aiutano questo passaggio normale, trasforma la crisi politica in istituzionale. Ed è questo, conclude, il pericolo che corre l’Italia”. Per come si sono messe le cose, sembra di vivere una guerra civile strisciante in un Paese diviso fino al parossismo, incapace di ragionare sui fatti, abitato da seguaci piuttosto che da cittadini, avvelenato da dosi giornaliere di pur arsenico e da propste politiche a dir poco forsennate. Questo clima pericoloso ed infernale sta toccando in queste ore il parossismo, perché, come dice Gian Antonio Stella, Gian Antonio Stella, c’è “un guardasigilli che mobilita gli ispettori quando non gli piacciono le sentenze, poi il titolare del Viminale che immagina il Daspo per i cortei, infine il senatore del PdL che rimpiange gli arresti preventivi degli anni 70″. Ci prova ad essere razionale Michele Ainis sul Sole 24 Ore e ricorda che la libertà dei manifestanti, è diversamente tutelata dalla regolarità del campionato di calcio. Ma come riuscirci se il Governo, a partire dal sui leader, ha trasformato l’elettorato in una gigantesca “curva Sud”? Ciliegina in questo inferno alimentato da veleni, il Giornale che titola: “Studenti e black bloc sono già armati” e chiosa: ultrà di tutta Italia pronti a sbarcare a Roma, l’allarme dell’antiterrorismo e bla bla bla. In taglio, la lettera della moglie di un celerino che non sa se il marito tornerà a casa. Naturalmente senza mettere alcun accento sull’angoscia della madre di quel quindicenne che spera siano fermati i violenti, prima di arrecare danni a poliziotti e pacifici manifestanti. Sì, Il rischio è che chi ha organizzato gli scontri del 14 dicembre potrebbe nuovamente mischiarsi agli studenti e provocare così nuovi disordini in città, garantendo le derive reazionarie e parafasciste di un governo che non vede l’ora di chiudere con la democrazia.


20 Dicembre 2010

Categoria : Dai Lettori
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