Ricostruzione – Fasi storiche e consigli
(di Giampaolo Ceci) – Questa domenica parliamo delle fasi che in cui si articola la ricostruzione dopo una calamità naturale. Il sima del Friuli dell’Irpinia e quelli dell’Umbria/Marche hanno consentito di analizzarne compiutamente lo sviluppo. Si comincia con la fase dell’emergenza e della solidarietà. In questa fase gli aiuti dello Stato e dei privati non si fanno attendere.
Tutta la nazione e il governo di turno si stringono attorno alle popolazioni colpite mostrando in mille modi la vicinanza al loro dramma. Poche le polemiche. I problemi umani e materiali non lasciano spazi ai contrasti e i battibecchi a meno di evidenti inefficienze di chi è preposto ai soccorsi, come avvenne nel Belice.
Passata la fase della solidarietà si passa alla fase dell’organizzazione in cui si devono stabilire le regole delle sovvenzioni e degli aiuti per la ricostruzione. È una fase diversa in ogni sisma. Non esiste una legge che stabilisce come “risarcire” le popolazioni. Ogni volta si varano diverse misure e modalità di calcolo.
Nei sismi passati i criteri sono stati individuati subito. In quello Abruzzese invece le forze politiche regionali non sono ancora riuscite a metterli a punto compiutamente.
La fase dell’organizzazione è importante perché si stabiliscono anche le politiche e le linee guida che condizioneranno lo sviluppo futuro sociale ed economico delle zone terremotate. Scelte errate potrebbero produrre sradicamenti culturali ed urbanistici (terremoto del Belice) difficilmente recuperabili.
E’ questa la fase delle grandi pacche sulle spalle con le imprese e i professionisti, inebriati dalla possibilità di ricostruire tutto e ricominciare la vita sociale interrotta bruscamente a causa del sisma.
Dopo queste fasi si comincia a costruire. In questa fase si sviluppano fenomeni sociali variabili a seconda delle scelte strategiche ed organizzative impostata e nella fase precedente. Le zone terremotate subiscono un grande sviluppo produttivo, per le ingenti risorse statali che si riversano nelle zone da ricostruire.
Si sviluppano anche fenomeni collegati con la crescita della malavita, dell’accaparramento progettuale, di ritardi esecutivi. Si registrano furberie e ruberie di chi aggira sapientemente le disposizioni di legge.
Le popolazioni colpite si trovano ad organizzare appalti milionari e a mantenere rapporti con imprese e progettisti.
Qualcuno pensa ancora alla solidarietà della prima fase e sottovaluta che ora i rapporti non si impostano sulla base di una stretta di mano. Vi sono imprese e professionisti che operano mettendo a frutto gli anni di esperienza maturati nella gestione degli appalti. Coi primi pagamenti nascono le prime delusioni e i primi contenziosi verbali. Quando si vedono i soldi tutti vogliono di più.
Terminati i lavori sorgono i problemi seri. I lavori spesso non sono eseguiti secondo le aspettative; le imprese non rispettano le promesse fatte. Le pacche sulle spalle diventano spintarelle prima, poi delle vere e proprie zuffe. Si fa presto a passare alle minacce e agli avvocati.
Inizia la fase dei contenziosi che riguardano prima i Committente e le imprese per poi estendersi ai progettisti e ai Direttori dei lavori.
L’avvocato gongola. In Irpinia i contenziosi sono stati quasi centomila!
Per evitare che i contenziosi si estendano a dismisura, anche in Abruzzo sarebbe utile evitare qualche pacca sulle spalle e invece definire formalmente, prima di iniziare i lavori, le responsabilità di ogni soggetto coinvolto nell’appalto e nella costruzione.
Qualcuno crede ancora che basti una clausola sottoscritta dall’impresa per risolvere ogni contenzioso o ottenere i risarcimenti di eventuali danni!
Le imprese sopravvivono è perché ne sanno una più del diavolo. Non sarà una clausola contrattuale a dissuaderle di nulla, coi tempi della giustizia in Italia poi…
Ricordate che l’amministratore del condominio non è il committente. Non gli si potrà addebitare alcun che visto che esegue le decisioni dell’assemblea. I dissenzienti delle delibere condominiali, se non le impugnano nei termini di legge di fatto le accettano.
I professionisti se non si costituiscono in Associazioni Temporanee di professionisti sono un’entità evanescente senza compiti e responsabilità precise. Bisogna chiarire questi
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