Ancora maltempo in arrivo, decine di “case” e map al freddo – “Mancano i pezzi”
L’Aquila – CACCIARE VIA IMPREVIDENTI E INCAPACI – Decine di palazzine del progetto CASE e numerosi map in varie zone della periferia, che è ormai la parte maggiore della città con migliaia di abitanti, sono senza riscaldamento: le caldaie sono fuori uso. In alcune case si è fatto ricorso a stufe elettriche, con pericolosi sovraccarichi che possono far saltare i salvavita e comunque appesantiscono le bollette. Temperature esterne che ieri sono scese fino a -16, e che oggi sono appena meno polari. Dentro le abitazioni, sì e no 10 gradi, con bambini e anziani imbacuccati e rischio di malattie. Per di più le previsioni dicono che il tempo tornerà a guastarsi almeno fino al 23 dicembre, con piogge e anche nevicate, e freddo. Questo il quadro, sicuramente approssimativo, nei quartieri nuovi della città , costruiti per garantire fresco d’estate e caldo d’inverno, grazie a materiali adeguati. Ma adeguato non è tutto il resto, evidentemente, se è vero che per mesi si sono lamentati allagamenti e perdite d’acqua, e ora caldaie termiche fuori uso o centraline in tilt. L’apparato non ha retto alla prima prova d’inverno, certo non una sorpresa in una zona che è tra le più fredde d’Italia, come sanno tutti, ma proprio tutti, meno chi ha scelto gli impianti di riscaldamento.
La cosa peggiore, però, ancora non ve la diciamo: veleno in coda. Gli addetti alla manutenzione, tempestati di telefonate, come del resto anche i vigili del fuoco e tutti gli altri (ammesso che risponsa qualcuno al telefono, cosa che non sempre avviene), fanno sapere che interverranno non appena disporranno dei pezzi necessari. Come dire: i pezzi mancano. Pensate: nella città più fredda e al momento più fragile e vulnerabile di tutte, nessuno ha pensato ad approvvigionarsi di pezzi sufficienti, in numero adeguato alle almeno 5.000 caldaie che sono state installate tra map e appartamenti. Oggi è sabato, domani domenica: difficile che i pezzi arrivino molto presto… Con la voglia di lavorare che c’è e con l’incapacità di pensare che l’accompagna, c’è da spettarsi il peggio. E sperare che il tempo migliori.
A questo punto, prefettura, comune e quanti altri (magari anche la protezione civile, se c’è ancora a L’Aquila) intervengano e applichino tutte le misure necessarie: cominciando con l’esonerare qualcuno dal compito che ricopre. E’ come se un fornaio dimenticasse la farina per il pane. Chi sa quante ancora ne dovremo sentire in questo dopo terremoto che comincia a diventare kafkiano, assurdo, da film dell’orrore.
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