Gad Lerner incontra studenti


L’Aquila – Da Lucas Lancioni riceviamo. “Accolto dal preside prof. Giannino Di Tommaso, dal prof. Raffaele Morabito, dal prof. Giuseppe Della Fina, Gad Lerner ha incontrato gli studenti della Facoltà di Lettere nella sede provvisoria di Bazzano; sensibile alle situazioni particolari – il vostro trauma è già qui, in questo prefabbricato – il noto giornalista è riuscito a intrattenere gli studenti per tutta la tarda mattinata del 15 dicembre, con un pensiero semplice e cosparso da fitte scintille. Un impeto primo, però, è stato lanciato dal Preside della Facoltà, il prof. Di Tommaso, che non ha esitato a marcare con rabbia la situazione di una L’Aquila offesa, definibile semplicemente come una necropoli e che ai vivi lascia soltanto la possibilità di andare via, senza un’alternativa altra. Parole severe e di grande ostinazione che Gad Lerner ha accolto con la massima considerazione affermando che il bisogno di ricordare a tutti che il terremoto non è finito è sintomo di un trauma, perché i traumi sono anche intimi. Così, a L’Aquila, la Storia ha cambiato la vita privata dei cittadini: però il trauma privato va elaborato, va risolto, altrimenti si rischia di assumere lo status di vittima (non giocate con la nostalgia) e qui Lerner mette in guardia i giovani studenti: “Non fate dei vostri figli i figli dei terremotati, usate la memoria con saggezza e ricordate che le città cambiano e che L’Aquila sarebbe cambiata anche senza un devastante terremoto”. Così Lerner fa un paragone con Beirut, la sua città natale, ricordando agli studenti aquilani come sua madre, che vive da cinquant’anni in Italia, ha paura di tornare in Libano perché ha in mente la Beirut degli anni ’50, quella che oggi non c’è più: una città massacrata da una guerra civile durata quindici anni (con 150.000 vittime) e dove sulle fosse comuni i giovani hanno costruito delle discoteche. “È necessario il folle bisogno di vivere”, dice Lerner. “Il silenzio, i lati oscuri, le cose non dette sono un grande male per il futuro”.
Inevitabili, quindi, nel corso dell’incontro durato due ore, i riferimenti a “Scintille”, l’ultimo libro del giornalista, che affronta il trauma della sua famiglia ebraica (movimenti migratori) e quindi i traumi più intimi e personali (taciuti nel corso degli anni) e resi ora visibili con le armi della Letteratura e della Storia. Una questione privata proprio come quella degli aquilani che attualmente stanno combattendo… o non stanno combattendo il loro personale dramma?”.


17 Dicembre 2010

Categoria : Cultura
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