Laimer, un amico dell’Aquila: “Du lieber Gott!” sulla ricostruzione che non parte ancora
Bolzano – (di S.B.) – Nella S.V.P. (acronimo di “Südtiroler Volkspartei”, il maggior partito di raccolta della popolazione di lingua tedesca in Alto Adige), Michl Laimer (nella foto) è un politico che conta. E non poco. Siede stabilmente in Giunta provinciale autonoma di Bolzano da ben diciassette anni – pur avendone soltanto 45 – sempre alla guida dell’Assessorato all’ambiente, energia ed urbanistica. Dopo il “presidentissimo” Luis Durnwalder è il politico con la maggiore anzianità di servizio nel governo della provincia. L’uomo giusto al posto giusto, evidentemente.
Incontriamo Michl Laimer per una intervista su “CasaClima” – il fiore all’occhiello del risparmio energetico della Provincia di Bolzano in ambito edilizio – che apparirà in un supplemento delle edizioni del Trentino Alto Adige e del Veneto del Corriere della Sera in gennaio. Al termine del servizio, a microfono spento, conoscendo la nostra provenienza, l’assessore Laimer ci chiede notizie sull’Aquila. Lui a L’Aquila c’è stato un paio di volte, durante la prima emergenza – anche per coordinare il lavoro delle ditte edili specializzate inviate dalla Provincia di Bolzano – ed a distanza di qualche mese.
«Ma è vero che la ricostruzione della città non è ancora partita?»
Sì, assessore Laimer, è vero. Non è ancora partita.
«Du lieber Gott!, oh mio Dio, davvero?»
Che ricordo ha del suo sopralluogo a L’Aquila dopo il terremoto?
«Terrificante. Una cosa che non dimenticherò mai. Ho avuto modo di vedere le case che i nostri esperti altoatesini stavano tirando su a ritmo incredibile, per far presto prima che arrivasse il freddo, ma a questa immagine si contrapponeva la tristezza, ma dovrei dire l’angoscia, della “zona rossa” e di ciò che vedevo spostandomi con grande difficoltà. Un’angoscia che è difficile cancellare anche se sarà sempre una roba infinitesimale rispetto al dolore ed alle sofferenze degli aquilani».
Ha avuto modo di conoscerli?
«Non molti, ma devo dire che della popolazione che ho incontrato ho un ricordo molto positivo, molto bello, di grande cordialità e di grande, grandissima dignità».
Da tecnico esperto, pensa sia possibile ricostruire una città così martoriata?
«Sarà dura. Non sto dicendo impossibile, sia chiaro, ma molto molto dura. Poi lei mi sta dicendo che è ancora tutto fermo (l’ennesima conferma della disinformazione e della mistificazione sulle notizie sulle vicende aquilane, ndr) e questo mi lascia incredulo. Una sciagura dalle proporzioni così estese, dalle dimensioni così inimmaginabili come quelle de L’Aquila necessita di una programmazione accurata, di una progettazione dettagliata, di studi approfonditi e molto complicati, se vogliamo, ma anche veloci. Ma soprattutto bisogna partire. Obiettivi precisi e lavori a tutto spiano. Senza farci entrare la politica, se ci si riesce, perché frammenterebbe un’operazione di impegno stratosferico quando invece serve la partecipazione attiva e solidale di tutti. Se tutto ciò non avviene, allora sarà molto, molto, molto dura. Mi consente di dire un’ultima cosa, anche se non è facile?»
Prego.
«Voglio dare agli aquilani un segno, anche se piccolo e irrilevante, della mia solidarietà. Sono molto vicino alle loro sofferenze. Perdere le proprie case e per alcuni anche delle persone care è una prova durissima, ingiusta. Spero che anche nel dolore e nei disagi gli aquilani possano ritrovare un minimo di serenità, sia pure lentamente. Dopo il buio, il sole dovrà tornare anche per loro. Auguro con il cuore a tutti gli aquilani di non perdere mai la speranza che, ne sono convinto, hanno nel cuore».
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