S.Maria Paganica, fingiamo che ci sia
L’Aquila – E’ UNA DELLE CHIESE CAPOQUARTO, LA SCHEDA – A partire da domani, mercoledi’ 15 dicembre, e fino a venerdi’ 17, riapriranno temporaneamente via Paganica e piazza Santa Maria Paganica, con accesso esclusivamente da via Garibaldi. Una riapertura tanto toccante, commovente, quanto precaria e simbolica. In realtà la maestosa chiesa di S.Maria Paganica è quasi interamente distrutta, rimangono in piedi (apparentemente anche precarie) parti di mjura perimetrali e della facciata. La riapertura, comunque, sara’ in vigore dalle ore 16.30 alle ore 20. Lo stabilisce un’ordinanza del sindaco dell’Aquila Massimo Cialente. Un’altra ordinanza, a firma del vice sindaco Giampaolo Arduini, autorizza la riapertura della chiesa di Santa Maria Paganica.
I provvedimenti, come si legge nell’ordinanza, sono in relazione alla funzione religiosa organizzata dalla Curia nella chiesa di Santa Maria Paganica per mercoledi’ 15 dicembre, alle ore 18, e agli spettacoli organizzati dal teatro stabile di innovazione L’Uovo nei giorni 16 e 17 dicembre, sempre alle ore 18, all’interno della chiesa stessa.
LA COLLEGA ANGELA CIANO CI INVIA LA SEGUENTE “scheda sulla chiesa aquilanadi Santa Maria Paganica a L’Aquila.
“La storia. L’edificazione della Chiesa di Santa Maria Paganica, chiesa “capo quarto”, ha inizio con la costruzione della nella seconda metà del XIII secolo del quarto di Santa Maria Paganica. La chiesa, costruita nella parte più alta della collina cittadina, aveva molto probabilmente dimensioni ridotte rispetto a quelle attuali e si collegava ad una preesistente torre di avvistamento senza includerla. Il primo distruttivo terremoto che interessò la città dalla sua fondazione, quello del 1349, comportò il crollo di parte del campanile, ricostruito nel 1365 molto più alto del precedente sfruttando l’enorme basamento. Nel XV secolo vengono costruite ai lati della chiesa le prime cappelle, mentre nel 1557 il campanile viene mozzato dagli Spagnoli, perché di ostacolo al tiro delle artiglierie del forte spagnolo. Dopo il terremoto del 1703 Francesco Bedeschini avvia un’opera di riconfigurazione della spazialità interna ed esterna dell’edificio, uniformando la volumetria delle cappelle fino al campanile che viene a sua volta inglobato nella costruzione, viene inoltre modificata la parte posteriore della chiesa, aggiungendo locali per usi ecclesiastici. La sopraelevazione della navata centrale e del blocco presbiteriale, che può essere riferita alla seconda metà del XVIII secolo, raddoppiò il volume della chiesa, consentendo maggiore luminosità grazie all’inserimento delle ampie finestrature laterali. La facciata e i due portali laterali risalgono alla chiesa originaria e nelle forme riprendono lo stile romanico tipicamente aquilano; infatti tale stile architettonico si esalta nella terminazione orizzontale della facciata – snaturata dalla sopraelevazione tardo settecentesca – e nel portale centrale, dove il ricco apparato scultoreo, si completa con la lunetta scolpita ad altorilievo rappresentante la Madonna con Bambino in trono.
I danni del terremoto. Il tragico sisma del 6 aprile 2009 ha, come ben noto, provocato la perdita di parte consistente dell’impianto architettonico e, conseguentemente, degli apparati decorativi. I gravi crolli hanno riguardato: la cupola e il tiburio, l’intera copertura (ad eccezione dell’abside), la parte alta della parete laterale sinistra, il timpano della facciata. Sono molti i fattori di vulnerabilità che hanno favorito gli ampi crolli: la precarietà costruttiva delle murature dell’aula, la diversa rigidezza trasversale ai lati della navata (per la presenza della torre e di corpi addossati), la sostituzione della copertura (il cui maggiore peso ha aumentato le azioni sismiche)”.
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