L’opinione – Ricostruzione, parliamo di indennizzi uguali per tutti


(di Giampaolo Ceci) – Questa domenica vorrei riprendere alcune considerazioni su flussi economici attivati dal terremoto. Vorrei riprendere anche i concetti, già espressi in un mio precedente articolo, sul perché lo Stato dovrebbe “Risarcire” le popolazioni colpite da calamità naturali. Oggi proviamo a mettere assieme le due questioni.
Abbiamo detto più volte che è possibile prevedere la strada che prenderanno i “contributi” erogati dallo stato; anzi che le decisioni politiche possono addirittura indirizzarli verso i settori produttivi che si ritiene “utile” potenziare.
Per quanto riguarda invece quali siano i motivi per cui lo Stato dovrebbe erogare dei “risarcimenti “ alle popolazioni colpite da calamità, si possono riassumere nella solidarietà innata nella cultura italiana che risente della cultura cristiana.
Perché queste premesse? Che c’entrano con il terremoto abruzzese?
Lo Stato, nel dopo emergenza aquilano, sta per intervenire massicciamente. Se sono giuste le premesse,quindi lo fa per solidarietà, ovvero per aiutare le popolazioni colpite da lutti e danni e anche per attivare percorsi economici che consentano di attivare cicli virtuosi che a loro volta generino risorse per lo sviluppo.
Se si vuole mostrare solidarietà verso coloro che hanno subito i terribili disagi del sisma, allora perché si risarciscono soli i proprietari di case? Non mi pare che le risorse siano distribuite equamente.
Perché chi ha perso la casa dovrebbe avere un indennizzo maggiore di chi ha perso i propri cari?
Evidentemente la ricostruzione della città è considerato il settore su cui puntare per lo sviluppo economico.
Un’ipotesi forse provocatoria sarebbe potuta essere la corresponsione di un assegno di solidarietà uguale per tutti e poi si sarebbero potuto aggiungere misure di sostegno specifiche per rivitalizzare i vari settori produttivi.
Le misure incentivanti per il settore edile avrebbero potuto sostanziarsi nell’attivazione di prestiti agevolati a tasso sociale o anche in parte a fondo perduto, nell’esenzione delle tasse sulla casa o dell’iva, non necessariamente con regali a fondo perduto uguali per tutti: ricchi e poveri! Tra l’altro alcuni aquilani indennizzati sono proprietari di ville e palazzi ed hanno anche redditi da capogiro.
Dare significativi indennizzi a proprietari di case mi pare una scelta politica istintiva, ma poco motivata anche perché gli italiani che indennizzano questi signori spesso sono più poveri di loro.
In ogni caso se la motivazione della scelta degli indennizzi per la ricostruzione fosse quella di favorire la rinascita economica, già oggi si dovrebbe sapere quale sarà l’utilizzo delle case ricostruite e quali cicli virtuosi si genereranno con la ricostruzione della città.
Resta invece il dubbio: una volta ristrutturati i centri storici che ne facciamo? La città come un centro commerciale naturale? Le case come alberghi per studenti? O per ospitare i residenti? Non dimentichiamoci che il fabbisogno abitativo degli studenti sarà in larga parte soddisfatto dalle abitazioni dei villaggi C.A.S.E. Allora, quale è il progetto di sviluppo che giustifica le attuali scelte? In Umbria, ad esempio, i paesini di montagna, dopo le ristrutturazioni, sono rimasti semi vuoti, via via che i vecchi se ne sono “andati”.
Nel capoluogo invece le abitazioni ristrutturate sono anche esse rimaste in gran parte vuote, in quanto i vecchi abitanti in attesa delle ristrutturazioni si sono costruiti la loro nuova casa nei dintorni.
Il centro ora è in parte semivuoto, in parte abitato da famiglie di lavoratori stranieri venuti per la ricostruzione e radicatisi in zona. Nessuno ama abitare in edifici poco funzionali, senza parcheggi, senza ascensore, né garage.
Fate attenzione amici Aquilani questi processi sono prevedibili e si possono governare.
Allora stiamo facendo bene a potenziare principalmente il settore delle costruzioni indirizzando su di esso la maggior parte dei flussi finanziari Statali? O è sbagliato oltre che ingiusto?
Le popolazioni locali devono essere le artefici del loro destino e quindi dovrebbero potersi confrontarsi per stabilire se queste decisioni siano condivise. Non c’è motivo di intromettersi se non per avvertire: “ STATE attenti che poi le case del centro potrebbero restare VUOTE se non si attivano parallelamente processi virtuosi di crescita economica che generino ricchezza e portino la gente a frequentare il centro. Finiti i contributi, il settore delle costruzioni andrà in crisi e poi la crisi sarà nera per tutti se non ci fossero altri settori produttivi pronti a sostenere lo sviluppo.
Insomma non sarebbe sbagliato pensarci, ora non dopo.


12 Dicembre 2010

Categoria : Dai Lettori
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