Tiburtina: il sisma, le frane e l’Anas inerte
Molina Aterno – Dal 2007 ad oggi, cinque lunghe chiusure per la tormentata via Tiburtina Valeria tra la Valle Subequana e la Valle Peligna. Dalla prima strada sbarrata per la seconda, e isolamento totale per i paesi subequani. L’ultima chiusura, dopo il terremoto del 6 aprile (ma la situazione era precaria e pericolosa da lunghissimo tempo), dura da quasi due mesi. I soldi? Ci sono. E’ l’Anas che non c’è, inerte pur di fronte all’estrema gravità e urgenza di migliaia di residenti da Molina Aterno indietro fino a S.Demetrio. Paesi isolati, con molti anziani e persone che hanno bisogno di cure, assistenza, collegamenti con la vicina zona peligna. Questa mattina i sindaci, gli amministratori e la gente della zona, non potendone più, ha organizzato una vivace manifestazione di protesta con corteo fino alla stazione di Molina Aterno. I sindaci, pur riconoscendo che i lavori da eseguire per la messa in sicurezza e la riapertura sono complessi in un ambiente naturale difficile, anche se bellissimo, chiedono che l’Anas esca dalla sua inerzia (che dura da due mesi) e arrivi a riaprire la Tiburtina in tempi accettabili, in attesa di una galleria che rappresenterà la soluzione definitiva del problema. Che le risorse ci siano, almeno stavolta dopo il terremoto, e non si cavi un ragno dal buco, è inaccettabile e la gente subequana non lo accetta. Quella di oggi è solo la prima manifestazione. Qualcuno osserva che forse non c’è da aspettarsi molto dall’Anas, azienda che aveva sede in un edificio moderno in via Venti Settembre a L’Aquila, attualmente del tutto inagibile: l’Anas dovrà costruirsi una nuova sede. Quanto ci si può fidare di tecnici e ingegneri che non sapevano di “abitare” in una sede a rischio strutturale, non in un palazzo antico, ma moderno? O lo sapevano? (nella foto: panorama di Molina Aterno)
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