L’acqua dopo il fuoco e il terremoto – “Quale peccato hanno commesso gli aquilani?”


L’Aquila – 200 INTERVENTI DEI VIGILI DEL FUOCO – L’acqua domina il paesaggio aquilano, ed è la terza piaga in una incredibile sequenza di piaghe bibliche: gli incendi nel 2007, il terremoto nel 2009, e ora l’alluvione nel 2010 che pare non voglia lasciarci senza imprimere un ricordo disastroso. C’è chi si domanda: “Che peccato hanno commesso gli aquilani?”. E’ il fatalismo semplice e doloroso delle persone semplici. C’è chi collega l’alluvione alle luci arancioni viste la sera del 30 in direzione sud, in formazione. Ovviamente, collegamenrti fantasiosi e suggeriti più dall’ansia e dall’apprensione che da una logica basata sul realismo. Però la gente è stressata, provata, anche impaurita e dà libero sfogo alla fantasia: bisogna anche comprenderla. Il paesaggio questa mattina è da Polesine anni Cinquanta. La maggior parte delle persone non aveva mai visto nulla del genere. Allagamenti ed esondazioni del fiume ci sono sempre stati a valle della città, verso Monticchio, Onna, Villa S.Angelo, e a nord, nella zona di Montereale. ma le dimensioni del disastro attuale sono molto maggiori. Si lavora ovunque per riaprire strade, sentieri, collegamenti con case e borgate isolate. La rete fognantem, disastrata di suo da sempre, non ha funzionato affatto: del resto, la maggior parte delle caditoie e dei tombini sono sempre stati otturati. Gli allagamenti avvenivano ad ogni temporale nella zona di Pile, era noto e nerssuno ha mai alzato un dito per impedirli. Come in tutte le cose, L’Aquila era del tutto impreparata. Da anni esistono studi sulla vulnerabilità dell’area tra Sassa e Campo di Pile, rimasti pezzi di carta. Frane e dissesti ovunque, acque limacciose e inquinate da tonnellate di rifiuti, canali e corsi d’acqua minori senza alcuna manutenzione da anni e anni. Data la mole delle precipitazioni durate 36 ore intinterrottamente, non poteva accadere nulla di diverso.
Ora è polemica sulle mancate previsioni: nessuno ha mai parlato di piogge così insistenti e abbondanti. Siamo il balìa dei fenomeno naturali, sempre più vistosi e persistenti. Per il momento, non vi sono stati trasferimenti di persone negli alberghi della costa, come si paventava ieri. Si spera che nessuno debba lasciare case o map per sfollati, anche se l’impatto del maltempo è stato “retto male” da alcuni aggllomerati di nuova costruzione. Fango, fogne otturate, rifiuti portati dall’acqua, cattivi odori, acqua potabile non limpida: ma sono gli inevitabili inconvenienti di una situazione così estrema, come quella verificatasi ieri. Ora si contano i danni e comincia il coro delle richieste di sostegni e misure speciali. L’Aquila ferita, prostrata, ansiosa, depressa non ne può più e in tanti perdono la pazienza e la misura: c’è da spettarselo, ed è anche comprensibile. Fuoco, terremoto, acqua: cos’altro manca? Nel servizio fotografico, i vigili del fuoco, come sempre onnipresenti nel territorio in tutta la provincia aquilana, si sono prodigati in modo esemplare, mettendo in campo tutta la loro esperienza e mezzi adeguati all’emergenza. Non fiamme, ma acqua. I Vigili del fuoco del comando provinciale dell’Aquila e dei distaccamenti di Avezzano, Castel di Sangro, Montereale, Ovindoli e anche due sezioni operative presenti sul territorio per l’emergenza sisma, hanno effettuato da stamani 200 interventi a causa del maltempo che sta imperversando sul territorio provinciale. Gli interventi hanno riguardato principalmente allagamenti, frane, smottamenti, rimozione di alberi pericolanti e caduti, assistenza e soccorso alla popolazione (tra cui anche diversi disabili), l’evacuazione di abitazioni.

CNA – Il direttore della CNA artigiani scrive: “Lo Stato deve intervenire per soccorrere le decine di aziende artigiane e piccole imprese della provincia dell’Aquila costrette in queste ore a subire, oltre al danno del terremoto, anche la beffa del maltempo.
Imprese che a fatica erano riuscite a risollevarsi dopo mesi di interruzione delle loro attività causata dal sisma, oggi sono rimaste sommerse dall’acqua, hanno perso i loro prodotti già pronti per essere smerciati in vista del Natale, i loro laboratori riorganizzati con grandi sacrifici e costi pagando affitti altissimi sono stati ancora una volta danneggiati, le cucine dei ristoranti completamente allagate. In zone della città dove fra l’altro si sapeva benissimo che prima o poi si sarebbe venuta a creare una situazione drammatica, come a Pile, dove da sempre nel sottopassaggio si crea un lago d’acqua pericoloso.
La Cna della Provincia dell’Aquila chiede pertanto l’intervento urgente dello Stato per soccorrere queste imprese, molte delle quali inoltre rimaste senza lavoro dal giorno del terremoto, con le strutture inagibili, senza il sostegno economico e la possibilità di ricollocarsi altrove. Stiamo vivendo una situazione drammatica, da mesi la Cna sollecita interventi coerenti e una programmazione economica e politica che aiuterebbero a tenere sotto controllo anche queste calamità”.


02 Dicembre 2010

Categoria : Cronaca
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