L’opinione – Problemi della ricostruzione: isolatori sì, isolatori no
(di Giampaolo Ceci) – (Nella foto sotto: i pilastri con gli isolatori sotto le piastre dei piani rialzati del “progetto CASE”) - Questa domenica torno a fare valutazioni in ambito tecnico. Bisogna dire che gli isolatori sono il mezzo tecnicamente più avanzato per salvaguardare gli edifici in cemento armato dai sismi di elevata magnitudo. Ormai hanno raggiunto livelli di efficienza documentata sia teoricamente che praticamente essendo di largo uso nei paesi sismicamente attivi come il Giappone, dove reagiscono egregiamente a sismi di elevata magnitudo.
L’efficacia degli isolatori non si discute, anche se vi sono anche altri sistemi che consentono di risolvere con eguale efficacia la sicurezza degli edifici investiti da un sisma, sui quali però non è il qui caso di addentrarci.
Sono consapevole che tratto di una materia che ha risvolti economici delicati e quindi premetto che le mie valutazioni sono generali ed esprimono un mio punto di vista lungi dall’essere la verità, che può nascere solo da un dibattito a più voci. Per così dire, il mio è solo uno spunto di riflessione a cui, chi non la pensa come me, potrà “agganciarsi” per integrarlo o per esporre anche il suo punto di vista.
Ma entriamo nel merito. Gli isolatori sono dei “ marchingegni” meccanici che interrompono la continuità dei pilastri all’altezza del primo solaio.
Questi” marchingegni” possono essere realizzati con materiali diversi. Tutti hanno la caratteristica di consentire la traslazione tra la fondazione e la sovrastante struttura.
Durante il sisma, il suolo si muove e quindi si muove anche tutta la struttura in cemento armato che poggia su di esso.
L’isolatore sotto il sisma “smorza” gli spostamenti del suolo all’altezza del primo solaio e li trasmette attenuati al resto della struttura; quindi l’isolatore abbassa la “pericolosità” del sisma e riduce di molto il rischio di crollo.
Potremmo dire che gli isolatori svolgono una funzione simile a quella delle balestre delle nostre vecchie auto.
Una prima valutazione: gli isolatori si montano solo sulle strutture in cemento armato. Salvo casi particolari, non sono adatti ad isolare strutture in muratura.
Tutto semplice quindi? Mettiamo isolatori su ogni edifico e siamo a posto. Invece No! Vediamo perché.
Per prima cosa bisogna dire che un isolatore per “funzionare” ha bisogno di una massa minima che poggi su di esso. Se questa massa non c’è, allora mettere un isolatore o non metterlo è la stessa cosa. Male non fa, ma non serve.
Per questo nei villaggi CASE il primo solaio è stato realizzato in cemento armato, visto che non si sapeva a priori quale sarebbe stato il peso della parte abitativa superiore.
Un’altra considerazione: un isolatore realizzato in una struttura nova è facile da montare. Purtroppo però le cose cambiano se la struttura è già realizzata e l’isolatore deve essere inserito dopo.
È evidente che le cose si complicano e i costi aumentano. In questo secondo caso bisogna puntellare se non addirittura alzare l’edificio intero. Queste operazioni costano e devono essere realizzate solo da imprese specializzate.
Un’altra valutazione da fare riguarda il costo dell’intervento. Siccome i costi di installazione degli isolatori dipendono dal loro numero e questo non cambia col numero dei piani, ne consegue che un edificio basso ha un costo unitario maggiore che quello di un edificio molto alto.
Possiamo affermare spannometricamente che sotto i cinque piani bisogna ben valutare se non sia meglio fare uso di altri sistemi di protezione dai sismi, piuttosto che agli isolatori, seppure sia il sistema con gli isolatori rimanga tra i più efficaci.
Un’altra valutazione: l’ordinanza 3870 impone di raggiungere una resistenza al sisma di progetto, calcolata secondo le nuove norme sismiche, compresa tra il 60 e l’80% di quella massima che si raggiungerebbe se l’edifico fosse nuovo Tutto il di più, se viene realizzato, non viene finanziato e deve fare carico ai proprietari.
Gli isolatori per loro natura sono “marchingegni” efficaci, che garantiscono una completa protezione da eventuali future azioni sismiche ovvero, salvo realizzare azioni riduttive della loro efficacia che sono illogiche, di solito consentono di adeguare l’edificio a 100% della norma.
Ne consegue che i proprietari debbono essere informati che il 20% dei costi dell’intervento restano a loro carico. Bisogna anche dire che non sono solo questi i costi che resteranno a loro carico, bensì anche quelli delle manutenzioni periodiche o delle sostituzioni che per alcuni isolatori sono bassi, ma che per altri, di vecchia concezione, possono assumere rilevanza seria.
Ancor peggio il caso in cui il costo totale degli interventi classificati E superi la soglia che rende necessario l’abbattimento dell’edificio. In questo caso il calcolo dei contributi (indennizzi) presenta delle anomalie per cui con l’attuale legislazione il rimborso non copre i costi della demolizione e ricostruzione. In questi casi, a mio avviso, conviene abbandonare le soluzioni costose degli isolatori per ricorrere ad altre soluzioni che riportino i costi unitario degli adeguamenti al 60-80% delle orme entro i parametri di costo ammissibili evitando l’abbattimento.
Non si avrà una soluzione tecnicamente ottimale, ma almeno non ci si carica delle spese elevate della ricostruzione totale.
Concludendo: isolatori sì, ma solo per edifici in cemento armato di elevata altezza e di prego, di proprietà di famiglie che desiderino avere una copertura sismica garantita al 100% e che per questo vogliano sostenere la spesa iniziale non coperta dai contributi pubblici e le conseguenti manutenzioni periodiche.
In ogni caso le variabili da valutare sono numerose e quindi è opportuno che sia è il progettista strutturista di fiducia che le valuti e consigli la soluzione migliore da un punto di vista tecnico, economico e di prospettiva.
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