Quale futuro per la Valle Subequana


L’Aquila – (di Lelio De Santis, IdV) – La marginalità sociale e la debolezza economica della Valle subequana sta dentro la crisi e lo spopolamento delle zone interne, fenomeno che da anni sta caratterizzanndo l’intero Abruzzo in modo irreversibile, qualche volta anche con la complicità o la rassegnazione degli amministratori locali.
Le politiche di sviluppo che negli ultimi decenni i diversi Governi Nazionali e Regionali hanno perseguito non sono state in grado di assicurare condizioni minimali di vita sul piano sociale ed economico delle zone interne o montane, provilegiando gli agglomerati urbani e le realtà costiere, la cui consistenza demografica ha condiziona e condiziona le decisioni degli eletti .
Le cominità montane, costituite ai sensi della Legge n° 1102/ 72, rappresentarono una felice intuizione del legislatore che volle dotare i territori montani di un Ente specifico, con compiti di programmazione e di sviluppo della montagna, per preservare il suo patrimonio naturalistico ed agricolo e, soprattutto, per difendere ed accrescere le condizioni di vita dei”montanari o paesani”. All’impegno straordinario degli Amministratori locali e comunitari della prima fase di vita delle Comunità Montane corrisposero atti coerenti e trasferimenti di fondi ordinari da parte della Regione e dello Stato, che dimostrarono di essere sensibili ed in linea con lo spirito della legge.
Da anni, però, si è rotto questo rapporto positivo e costruttivo tra le aspettative dell’amministratore locale e la potestà legislativa della Regione e dello Stato, che hanno sempre più trascurato le esigenze dei territori montani, riducendoli ad una condizione di miseria e di sudditanza.
La Comunità Montana Sirentina , in particolare, ha avvertito maggiormente questa condizione di abbandono, anche per il suo scarso peso politico e di rapresentanza nelle Istituzioni.
Nonostante sia stata salvata sulla carta dalla legge regionale di riforma, ha davanti un futuro molto incerto e privo di prospettive serie per quanto attiene alla sua stessa sussistenza.
D’altra parte, un Ente esiste se svolge un ruolo utile alla collettività; un Ente è giusto che rimanga se ha mezzi e competenze da assolvere: il territorio della Sirentina, oggi più di ieri, è soggetto a spinte centrifughe da parte dell’Altipiano delle Rocche e da parte del medio Aterno, riducendo la sua funzione riconosciuta all’ambito della Valle subequana.
Si pone, pertanto, la necessità di individuare un unico Ente di rappresentanza di questo territorio e di gestione dei servizi : o la Comunità Montana ( una struttura amministrativa che sovrintende ai Comuni) o il Comune unico subequano( una struttura amministrativa che unisce i Comuni, conservandone l’identità)
Il dibattito che si sta sviluppando da qualche tempo sul Comune Unico Subequano ha avuto il merito di porre il problema del futuro dei nostri Comuni-polvere , che custodiscono gelosamente la loro autonomia, ma devono fare i conti con la mancanza di mezzi, di ruolo e di prospettiva.
La loro dimensione demografica e l’orientamento del legislatore all’accorpamento dei Comuni inferiori a 3.000 ab. impone agli amministratori locali senso di responsabilità e lungimiranza politica, per non pregiudicare ulteriormente le condizioni di vita dei residenti, la cura e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico dei paesi subequani.
L’idea del comune unico va apprezzata ed approfondita; è sbagliato rigettarla – come fa qualche Sindaco – aprioristicamente per calcoli municipalistici o personalistici, perché continuando a non vedere in faccia la realtà si contribuisce soltanto alla dissoluzione silenziosa ed inesorabile di una valle, ricca di storia e emergenze ambientali, che è il cuore del Parco Regionale, e che potrebbe ancora- con una struttura amministrativa più incisiva ed unitaria- tornare a vivere e ritagliarsi un ruolo di maggiore rilevanza sociale ed economica. Penso che, in queste condizioni politiche ed in questo contesto istituzionale, il futuro dei subequani deve essere scritto solo dai cittadini subequani, con spirito unitario e mettendo avanti le ragioni che hanno tenuto insieme per secoli la vallata e non le differenze del peggiore campanilismo,che ha prodotto solo danni al nostro territorio.

Lelio De Santis


19 Novembre 2010

Categoria : Economia | Politica
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