Ricostruzione e rinascita: molto lontane
L’Aquila – (Nelle foto: la città è così, ma c’è chi ostacola l’Alenia per problemi di compatibilità ambientale) – SE SI CONTINUA A LITIGARE, NON SE NE ESCE – Forse la frase più azzeccata l’ha detta, oggi, il sindaco dell’Aquila Cialente: “Chi fa cosa, questa è la confusione”. E spiega: “Non ci si può fidare dei sindoli, c’è confusione”. Cioè non sapere chi deve fare una cosa, e quale cosa. E’ davvero il massimo del buio, e – da quanto accade ogni giorno – si ha l’impressione che ricostruzione e rinascita dell’area terremotata siano sempre più lontane. Non perchè manchino i soldi. Ma perchè nessuno sa cosa fare, dove farlo e come farlo. Una pericolosa contrapposizione di autorità e una sovrapposizione di ruoli istituzionali sembrano dominare la scena. Soprattutto a L’Aquila non si capisce davvero più nulla. Per non parlare poi dei sindaci degli altri centri, i quali, oltre a non sapere cosa fare e come farlo, non hanno neppure le risorse.
Tra il commissario Chiodi e il sindaco Cialente non c’è sintonia. Le categorie produttive reclamano quanto meno un ordine prioritario: hanno scritto tutto in un documento, oggi, sintetizzando in 4 punti le esigenze. Urgente è una risposta, ha detto concisamente il presidente della Camera di commercio, Rainaldi. Il documento per la ripresa, chiamiamolo così, lo hanno preparato imprese, artigiani, sindacati, amministratori. E’ stato consegnato a Chiodi, che domani lo girerà al Ministro Tremonti. Intanto, come leggete in un altro servizio, Chiodi dà l’ennesimo annuncio: zona franca in arrivo, c’è il consenso della Corte dei Conti. Il sindaco Cialente ha promesso che premerà presso l’uomo-provvidenza, Gianni Letta, ma da Roma (proprio mentre avviene la riunione aquilana) arrivano brutte notizie per il governo. E se ci wsarà la crisi, come ormai pare inevitabile?
Il presidente Chiodi è visibilmente teso e nervoso. “Ho annunciato fondi e piani per la ricostruzione del centro storico appena ieri. Ma non sono soddisfatti…”. In realtà , il comune si sente tagliato fuori e non accetta che le decisioni per la città vengano dall’alto. “Gli aquilani debbono pensare alla ricostruzione”. Intanto, tanti aquilani, tanto per dirne una, sparano fitti altissimi per chiunque cerchi casa (anche studenti) o locali commerciali. Tanti altri hanno rinunciato a vivere in città , abitano altrove e fanno i pendolari. Altri, infine, se ne sono semplicemente andati via. Lavorano in altre città . Se fosse ancora possibile un’emigrazione all’estero, la sceglierebbero. I precari sono sempre di più, i disoccupati anche. La Provincia si prepara a tagliare un centinaio di teste come regalo di Natale. Difficile capire, tra problemi del genere, di quale ricostruzione si stia parlando ma soprattutto di quale rinascita economica e sociale. Pensate: l’Alenia vuole insediarsi spendendo decine di milioni, ma non ottiene risposte sulla compatibilità ambientale, in una città che è solo una vasta baraccopoli scombinata, sporca, dispersa, alienata e sicuramente orfana di vaste zone di periferia che erano serena campagna e confortevole verde.
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