UIL: il lavoro prima di tutto


Pescara – Da Roberto Campo della UIL riceviamo. “La segreteria regionale Uil Abruzzo ha incontrato le categorie dell’industria per fare il punto della situazione della crisi e dell’occupazione a livello regionale. Il ritorno nel 2008 in Abruzzo del problema della mancanza di lavoro segna l’apertura di una nuova fase nella crisi strutturale della nostra regione iniziata nel 2000. La differenza maggiore tra la recessione 2002-2004 e quella 2008-2009 sta proprio nel problema occupazionale, che caratterizza questa fase a differenza della precedente, in cui stagnazione e recessione convivevano con un tasso di disoccupazione inferiore a quello medio nazionale.
Nel 2009, l’Italia ha perso l’1,6% dei posti di lavoro, l’Abruzzo il 4,6%. Se confrontiamo il II trimestre 2010 con il dato del 2008, il divario è tra un -2,5% nazionale e un -6,9 regionale. Nel triennio 2008-2010, sono venuti a mancare in Abruzzo 33.000 posti di lavoro. Ma non è tutto. A questo dato, dobbiamo aggiungere i posti di lavoro a rischio nelle realtà che ancora non riescono ad uscire da un uso massiccio della cassa integrazione (ordinaria, straordinaria e in deroga). La Uil nazionale calcola siano almeno 12.200 i lavoratori in cassa integrazione ad ottobre in Abruzzo. Parte di questi lavoratori hanno poche o nulle certezze sulla possibilità di tornare alla normalità lavorativa. La ripresa di parte della grande industria ha dimezzato il ricorso alla cassa integrazione in Abruzzo, a fronte di una discesa molto più limitata a livello nazionale. Ma a riprova dei livelli stratosferici raggiunti dall’utilizzo della cassa integrazione nel corso del 2009, ancora oggi la percentuale di lavoratori abruzzesi in cassa sul totale dell’occupazione dipendente, pur dopo il dimezzamento del dato abruzzese, è in linea con il dato nazionale: 3,5% in Abruzzo, 3,4% in Italia. Per avere un quadro completo della sofferenza occupazionale in Abruzzo, dobbiamo inoltre aggiungere gli scoraggiati (si veda la diminuzione del tasso di occupazione e del tasso di attività) che non vengono conteggiati tra i disoccupati perché nemmeno si presentano sul mercato del lavoro. La dimensione acuta del problema occupazionale dell’Abruzzo è, dunque, almeno tra i 45.000 e i 50.000 posti di lavoro, tra quelli che mancano e quelli a rischio.
La Regione deve considerare quello del lavoro il problema numero 1 e, insieme alle parti sociali, mettere in campo azioni che abbiano l’obbiettivo di difendere i posti a rischio e favorire la creazione di nuovi posti di lavoro, incentivando le assunzioni stabili e favorendo l’incontro di domanda e offerta di lavoro. Il progetto Lavorare in Abruzzo va bene, ma bisogna potenziarlo, anche con risorse FSE/FAS; la Formazione è ancora troppo debole e va rafforzata.
Il settore industriale, strategico per l’Abruzzo, ha perso più occupazione di altri. Nonostante la nostra richiesta più volte reiterata, la Regione non si è ancora dotata di alcuna organizzazione per affrontare le crisi industriali, settoriali e territoriali. Sta facendo cose interessanti in prospettiva futura, ma è assente nel fuoco della crisi, qui ed ora. Chiediamo l’immediata attivazione del Tavolo Regionale Anti-Crisi, congiunto tra gli Assessorati alle Attività Produttive e al Lavoro, per porre fine al mancato governo delle crisi industriali. Ammortizzatori sociali, Formazione, politiche attive del lavoro e politica industriale devono stare insieme. La difesa dell’apparato produttivo deve essere un pezzo della Vertenza Abruzzo, soprattutto per le vertenze la cui soluzione richiede anche scelte nazionali. Non è più rinviabile l’apertura di confronti tra la Regione e le parti sociali con i grandi gruppi (FIAT, FINMECCANICA, MICRON) e lo sblocco delle risorse nazionali (FAS, MASTER PLAN, ACCORDO INFRASTRUTTURE, SPESA PUBBLICA ALLARGATA) per definire cosa è in grado di mettere l’Abruzzo a fronte di nuovi impegni di investimento”.


11 Novembre 2010

Categoria : Economia
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